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Quando Magritte evocava l'angelo

Gloria Riva giovedì 29 settembre 2016
Angeli e demoni sono tornati di moda presso numerose sette, esoteriche o di estrazione New Age, e questo è continua fonte di confusione tra i fedeli. Per contro alcune correnti teologiche tendono a ridurre il significato e la portata della presenza degli angeli, eppure la fede cattolica li ricorda in ben due festività, mentre il testo biblico, tanto del Primo che del Nuovo Testamento, li cita continuamente. Non solo: una preghiera educa ogni bambino a ricorrere all'angelo custode nelle sue necessità e, un tempo, canti e filastrocche guidavano i piccoli a confidare in questa presenza invisibile e rassicurante. Uno storico film natalizio: La vita è meravigliosa, narra di un uomo, George, che sull'orlo della bancarotta, medita il suicidio. Un vecchietto, che si rivelerà poi essere l'angelo custode, tenta di distoglierlo dal gesto estremo. Per convincerlo Clarence, l'angelo, gli consente di vedere come sarebbe il mondo se lui non fosse mai esistito portandolo così a scoprire il profondo valore di quell'esistenza che egli voleva sopprimere. Insomma, dal gioco infantile al lungometraggio d'intramontabile successo, è testimoniato il valore degli angeli e il modo genuino di percepirne la presenza e l'aiuto. Si è cercato di conculcarne la memoria, si è abusato in ogni modo della loro immagine eppure la figura degli angeli non è tramontata neppure per la nostra disincantata società positivista. L'angelo compare negli angoli delle strade; affrescato su edicole, memoria di devote processioni; lo si ritrova sopra le colonne dei pulpiti e delle chiese, come antiche cariatidi; compare persino su certi prodotti da cucina con titoli mediati dalla fede come ad esempio: "Pane degli angeli". Neppure l'arte del Novecento ha potuto fare a meno di loro: lo stravagante Magritte ha dipinto un angelo in frac alle prese con un misterioso leone.Un'antica tradizione assicura che ogni Nazione ha un angelo custode pronto a intervenire nelle faccende politiche, se invocato. Così Magritte, scappando dal Belgio nel 1940, a causa dell'invasione delle truppe tedesche, affida (a modo suo) la patria alla protezione degli angeli. Egli stesso racconta che l'opera, dal titolo: il male del proprio Paese (o nostalgia del proprio Paese), è ambientata in quei giorni in cui guardava la sua patria dal confine francese. L'atmosfera di pericolo è resa evidente dal leone, il quale, benché accovacciato, guarda lo spettatore con aria infida. L'angelo veste alla maniera di Magritte ed è forse lui stesso che, con la sua arte (capace, come la preghiera, di evocare Dio), protegge il Belgio. Di lì a poco il panorama politico europeo cambierà repentinamente a causa della seconda guerra mondiale. Per questo l'opera fa pensare.Di fronte ai grandi cambiamenti in atto (come il futuro referendum sulla Costituzione), di fronte alle sfide che minano l'equilibrio della società italiana, forse dovremmo riprendere l'abitudine di invocare l'angelo della nostra nazione. Come Magritte potremmo riposare voltando le spalle al pericolo, solo se, una sana nostalgia del nostro Paese libero e sicuro, ci porterà ad innalzare verso il cielo una preghiera. Lì, dove vigile sta, per comando divino, l'angelo della nostra nazione.