Gli animali stanno entrando sempre più nella vita delle persone. Le città si riempiono di cani (e di padroni non sempre educati e attrezzati, non tanto alla bisogna quanto ai bisogni). Nei giardini pubblici aumentano gli spazi dedicati agli amici a quattro zampe. Sulle nostre coste si moltiplicano le dog beach. Non per fare della sociologia a buon mercato, ma è anche il segno di un vuoto da riempire, di una solitudine comprensibile magari negli anziani a cui un animale può realmente fare compagnia e offrire stimoli di vitalità. In ogni caso la televisione finestra sul mondo non poteva non aprirne una su quello degli animali. A dire il vero l'aveva aperta subito, agli esordi. Il mitico zoologo Angelo Lombardi con L'amico degli animali debuttò in video nel febbraio 1956 (la tv in Italia aveva appena due anni) e andò avanti fino al 1964. Adesso quella finestra è stata riaperta in modo diverso. Con Lombardi giravano liberamente in studio persino gli alligatori. Ora ci si concentra di più sull'animale domestico, sulla sua alimentazione, la sua pulizia e la sua cura. L'ultimo programma in materia è arrivato su Rai 3, s'intitola That's amore - Storie di uomini e di altri animali, lo firma Duccio Forzano e va in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì per una ventina di minuti a partire dalle 20.25. Anche questo, come i precedenti dell'access prime time della terza rete Rai, rientra nel genere factual, cioè segue le vicende di persone comuni. Ambientato in una clinica veterinaria molto all'avanguardia, That's amore punta sui sentimenti che fluiscono tra le persone e i loro animali malati o traumatizzati e sulle innovazioni che oggi la medicina veterinaria mette a disposizione per diagnosticare, curare, intervenire chirurgicamente e riabilitare. Dall'angoscia dei padroni in sala d'aspetto e dall'impegno di tutto il personale della clinica traspare appunto un grande amore per gli animali, che è una bella cosa. Non c'è dubbio. Però, nel vedere prima dell'intervento lacrime e disperazione e poi a cose fatte baci e carezze per queste bestiole domestiche, viene spontaneo domandarsi se avviene lo stesso per gli esseri umani. A giudicare dalla cronaca nera o da quella internazionale si direbbe di no.