Messaggio di un anestesista su una community online di medici, riportato ieri sul sito web del Corsera Torino. Il medico scrive ai colleghi per avvertirli di cosa davvero nell’epicentro lombardo del Covid–19 si sta fronteggiando: «Se nei vostri ospedali – spiega – succederà quello che sta capitando qui, gli accessi in pronto soccorso saranno continui. Avrete pazienti stabili che nel giro di mezz’ora andranno in insufficienza respiratoria e avranno necessità di essere intubati”.
Ma aumentare i letti nelle Rianimazioni, dice il dottore, non basta: “Nonostante la possibilità di usare le macchine per anestesia delle sale operatorie, avrete comunque pochi posti. Conservateli per chi potrebbe avere maggiori possibilità di farcela. Arriveranno alla porta della terapia intensiva novantenni e quarantenni, pazienti oncologici e senza comorbidità. Non potrete assistere tutti, dovrete scegliere».
«Mi sembra molto simile
– continua l’anestesista – a quello che si vive in guerra. L’obiettivo è quello di aumentare il numero dei sopravvissuti, perché salvarli tutti non si può». Bisogna scegliere, e, conclude il medico, “Mi tremano le mani al solo pensarci”.
Leggo e chiudo il pc. In quale incubo siamo precipitati, noi che appena un mese fa parlavamo delle risse nel Palazzo, di Sanremo, della Borsa, e liberi come l’aria partivamo e ritornavamo, invitavamo gli amici a cena, e ci arrabbiavamo per cose da poco? Non ho più voglia di distrarmi. Vorrei parlare, per un’ora, con me. Chiedermi cosa ho fatto dei miei anni, e se ho amato abbastanza. Vedo bene, ora, tutto quello che manca. Ogni presunto merito svanisce. E l’unica posizione realista è domandare, da figli, misericordia.