«Siamo impazziti, è bene dirlo subito». Cominciava così uno dei "fondi" che il Manifesto ha dedicato (giovedì 7) alla morte e ai funerali di Giovanni Paolo II. E aveva ragione: solo due giorni prima aveva riportato dal britannico The Guardian (di lunedì 4) un articolo di un certo Terry Eagleton, «professore di Teoria culturale all"università di Manchester» un articolo con questo titolo: «Wojtyla: mani sporche di sangue». Inutile riportarne anche i contenuti. Il Manifesto non è neppure originale: venerdì 8 il "fondo" della "teologa" Adriana Zarri, premesso che «non è gentile criticare un defunto», riprendeva pedissequamente le «contraddizioni» del Papa che Hans Küng aveva elencato sul Corriere della sera e che venivano riassunte a pagina 5 (Küng ha rivenduto poi una sintesi delle sue tesi anche alla Stampa, giovedì 7). Di proprio la Zarri aggiungeva una critica alla «enfasi papalista», che è «un "peccato" tipicamente cattolico». Ma va? Tralascio il resto. Sicuramente al Manifesto manca il senso della misura (scrive anche, giovedì 7, che la basilica di San Pietro è lunga 74 metri, invece di 211 e rotti). Non c"è da meravigliarsi: nei cori c"è sempre qualche voce stonata e qualcuno che si vuole far notare. Per esempio Dario Fo, che neanche sul Corriere della sera (domenica 3) rinuncia alla sua istrioneria: Giovanni Paolo II «era l"unico comunista rimasto in Italia, perché non perdeva occasione di sparare contro lo sfruttamento dell"uomo». Per finire, ancora la Zarri (il Manifesto, domenica 10) a proposito delle sofferenze di Giovanni Paolo II: «Un cristiano dovrebbe astenersi dal confrontare il sacrificio di Cristo col dolore di un uomo, anche se papa». Chissà se la teologa ha letto la Lettera di Paolo ai Colossesi: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo» (1, 24).
LA MINESTRA DEL PAPAAnche sul Papa che verrà i giornali si sono esercitati, secondo cliché centenari, nella ribollitura della solita minestra in brodo di pronostici, che non vale certo la pena di riassaggiare. Meglio sorridere per l"astronoma Margherita Hack, (il Manifesto, venerdì 15) la quale, premesso che «io personalmente farei volentieri a meno del papa e delle religioni», spiega subito dopo «come dovrebbe essere un papa veramente cristiano»; o per Libero, che già venerdì 8 aveva stabilito che «non è ancora il momento per un Papa nero» e che, in più, titola: «La Lega si inginocchia: Silvio, il nostro Wojtyla». O, ancora, per l"ex frate Leonardo Boff (Liberazione, martedì 5): «Caratteristica fondamentale di questo papato è la restaurazione», e per il domenicano brasiliano Frei Betto, amico di Castro, che (il Manifesto, venerdì 8) scrive direttamente «allo Spirito Santo» per dirgli che «il tuo soffio» deve essere «abbastanza forte per rompere, nel nuovo successore di Pietro, le resistenze rispetto alla morale sessuale, al celibato facoltativo, al ruolo della donna nella Chiesa, alle cellule staminali, alla bioetica»; e che, il giorno prima, aveva affermato: «In Vaticano [...] la religiosità è impregnata di elementi giudaici». Chissà se si è accorto che Gesù era ebreo.
CLONAZIONE STAMPACorriere della sera, venerdì 15, pagina 20: «Neonato "su misura" per curare la sorellina»; e subito sotto altro titolo: «"Ho clonato un purosangue, ora mi chiamano per i bimbi». Libero, stesso giorno, pag. 13: «"Clonate nostro figlio morto"» e subito sotto, con foto: «Clonato un puledro dalle cellule di un campione mondiale». Domanda: quale dei due giornali è stato clonato?