Quando il lavoro s'intreccia con la preghiera
Giovanni Paolo II ha dedicato, molti lo rammentano, al tema del lavoro e della preghiera molte e ricchissime pagine del suo magistero, ricordando spesso quanto la sua esperienza giovanile di operaio avesse influito sulla sua formazione cristiana e sulla sua vocazione. E del resto Benedetto XVI ci ha insegnato come «la preghiera non è legata ad un particolare contesto, ma si trova inscritta nel cuore di ogni persona e di ogni civiltà. Naturalmente, quando parliamo della preghiera come esperienza dell'uomo in quanto tale, dell'homo orans, è necessario tenere presente che essa è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio prima che il compiere atti di culto o il pronunciare parole. La preghiera ha il suo centro e affonda le sue radici nel più profondo della persona; perciò non è facilmente decifrabile e, per lo stesso motivo, può essere soggetta a fraintendimenti e a mistificazioni».
Papa Francesco ha molto insistito su questa dimensione “a tutto tondo” della preghiera, e nella penultima udienza generale ha affermato che «preghiera e lavoro sono complementari», e che se la preghiera è «il respiro della vita», essa è allo stesso tempo «il sottofondo vitale del lavoro, anche nei momenti in cui non è esplicitata». Così «anche al mercato o durante una passeggiata solitaria è possibile fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate». Perché alla fine la preghiera «è una sorta di rigo musicale, dove noi collochiamo la melodia della nostra vita... non è in contrasto con l'operosità quotidiana, non entra in contraddizione con i tanti piccoli obblighi e appuntamenti, semmai è il luogo dove ogni azione ritrova il suo senso, il suo perché e la sua pace. Certo, mettere in pratica questi principi non è facile. Un papà e una mamma, presi da mille incombenze, possono sentire nostalgia per un periodo della loro vita in cui era facile trovare tempi cadenzati e spazi di preghiera. Poi, i figli, il lavoro, le faccende della vita famigliare, i genitori che diventano anziani... Si ha l'impressione di non riuscire mai ad arrivare in capo a tutto. Allora fa bene pensare che Dio, nostro Padre, il quale deve occuparsi di tutto l'universo, si ricorda sempre di ognuno noi». Lavoro e preghiera possono sempre andare a braccetto.