«Non c"è disprezzo di Dio, in chi non crede. Non si può disprezzare ciò di cui non si ammette l"esistenza. Non c"è disprezzo neanche per i credenti». Veramente una diffusa forma di disprezzo è quella di dire a qualcuno "Non esisti", ma Lidia Ravera, scrittrice, sembra non rendersi conto, a volte, di ciò che scrive quando è preda della furia ideologica. Sul n. 8 (ottobre) di MicroMega se la prende col Papa, perché ha detto che "le popolazioni dell"Africa [...] si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell"uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione". Per questo lo chiama «Papa Ratzinger», cioè «con il suo cognome un tantino ringhioso, quasi onomatopeico» e scrive che Benedetto XVI «è più vicino di me e di voi ai terroristi islamici, perché infetto anche lui da integralismo». Poi, da integralista con venature di razzismo, continua: «Chi ha deciso di cavarsela in tutta immanenza, senza l"evanescente soccorso della religione [...] sviluppa una muscolatura morale più potente». Alla Ravera fa da sponda Maurizio Mori, che sull"Unità (lunedì 9), recensendo un libro di Eugenio Lecaldano, proclama: «Solo un"etica senza Dio ci salverà», perché «la morale religiosa è inadeguata e pericolosa.» e «alimenta valori negativi e socialmente nocivi quali l"eterodirezione, una concezione ristretta della libertà personale, il fanatismo e l"intolleranza». Il credente, insomma, è un irresponsabile. La Ravera, però, parla di «premi celesti e infernali punizioni» e ne ammette la responsabilità personale. Che fare? Lecaldano propone la soluzione: «Un"etica naturalista in cui i precetti fondamentali nascono dai meccanismi psicologici insiti nell"animale-uomo». Come si vede, avendo sempre predicato un"etica "culturale", per ammetterne adesso una naturale i "laici" (Ravera compresa) rischiano di passare per animali-laici. Magari muscolosi.
DISINFORMATOA proposito di eutanasia (Repubblica, giovedì 12), Corrado Augias se la prende, come al solito, con «il cieco diniego della Chiesa», accusata di «ridurre la vita a una elementare ossigenazione del sangue pompato da un apparato», perché «noi altro non saremmo che fruitori temporanei di un corpo che in realtà non ci appartiene». Augias dovrebbe informarsi. La Chiesa non insegna che noi saremmo semplici fruitori di un corpo non nostro, ma, che noi siamo "persone", unità inscindibili di spirito e corpo; e fin dal 1980 affermò, per prima, che "è lecito rinunciare a trattamenti straordinari che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita senza interrompere le cure normali".ABORTI DI PRESTIGIOPer Ritanna Armeni (Liberazione, martedì 10) il «calo degli aborti» annunciato da Livia Turco è «una buona notizia». Il fatto è che, in realtà, con l"uso della pillola del giorno dopo o della spirale gli aborti aumentano forse di qualche centinaio di migliaia l"anno. Basta, però, usare un termine di antilingua - per esempio "contraccezione d"emergenza" - e questi aborti spariscono. Come un gioco di prestigio.