Cos’è il fallimento? Questa domanda oggi, in un tempo in cui si celebra e si idealizza l’«eccellenza», ha un valore profondo valore profetico, se vista alla luce del Vangelo. Una risposta, provocatoria, a questa domanda potrebbe venire dalla vicenda di san Serafino da Montegranaro, religioso vissuto nel XVI secolo: il fallimento è la breccia da cui spesso passa la santità. Nato nel 1540 nelle Marche in povertà, Serafino per un periodo fece il custode di gregge. A 18 anni entrò in convento a Tolentino. Fu accolto come religioso fratello nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi. Peregrinò per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiavano critiche e rimproveri. Ma egli non cedette mai alla rabbia o alla delusione, preferendo la via della povertà, dell’umiltà e della bontà. Nel 1590 Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno, continuando a farsi testimone di fede e di pace. Aveva 64 anni e la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico: morì il 12 ottobre 1604. Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzò l’accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da papa Clemente XIII il 16 luglio 1767.
Altri santi. Romano. Santi Felice, Cipriano e compagni, martiri (V sec.); beato Romano Sitko, sacerdote e martire (1880-1942).
Letture. Romano. .
Ambrosiano. 2Tm 3,10-17; Sal 18 (19); Lc 21,20-24.
Bizantino. Fil 1,12-20a; Lc 8,22-25.
t.me/santoavvenire