Un bambino delle medie, che «i professori non riescono a gestire», perché «iperattivo e aggressivo», è stato allontanato dalla scuola fino a quando i genitori non l"avranno sottoposto a «una terapia a base di psicofarmaci». Lo psichiatra Luigi Cancrini insorge e sull"Unità (venerdì 28) denuncia coloro che, senza cercarne le cause, ricorrono ai farmaci affinché «il bambino si comporti nel modo che fa comodo agli adulti». Chi ha esperienza d"insegnamento sa che di solito il bambino «iperattivo e aggressivo» ha alle spalle una famiglia divisa, sfasciata o con qualche altro guaio. In questi casi l"unica terapia necessaria è quella di restituirgli la serenità della vita familiare. Sono dunque i genitori da curare o, talvolta, gli insegnanti. Sotto il titolo «Se il bambino si riduce in pillole», Cancrini scrive: «Preoccupati per un figlio o un alunno di cui non si sanno occupare, gli adulti che hanno a che fare con lui possono risparmiarsi ogni tipo di riflessione o di autocritica» se gli prescrivono un po" di psicofarmaci come se il male fosse nel suo cervello e non in quello degli adulti. «Nulla mai c"è, per loro, che non funziona nella casa e/o nella scuola del bambino che soffre. La sua sofferenza viene solo da lui». Anche senza generalizzare chi potrebbe non essere d"accordo con Cancrini? È necessario, però e per coerenza, allargare il discorso a tutte le sue conseguenze, perché in molti altri casi solo in apparenza assai diversi gli adulti fanno pagare al bambino il loro fastidio e il metodo è sempre quello di «ridurlo in pillole». Penso ai contraccettivi (profilassi) e all"aborto (terapia). Anche in questi casi una pillola diretta ad agire sul bambino invece che sui genitori "risolve" il problema. E così il bambino diventa in ogni modo la vittima di un problema degli adulti. A Castiglioncello, come accade da decine di anni, si terrà questa settimana, a cura del "Coordinamento dei genitori democratici", un incontro internazionale su «Il bambino irreale», cioè su «l"immagine che l"adulto si rappresenta per orientarsi nella complessità dell"attuale condizione dell"infanzia». Ottima cosa. I Genitori democratici sono un"associazione "laica" molto sensibile a queste problematiche. Non sarebbe male se allargassero la loro attenzione anche ai bambini invisibili.
CONFUCIO E L"ANTILINGUAA proposito del corretto uso delle parole e, in particolare dei nomi, il saggista e narratore Roberto Calasso cita, su La Repubblica (giovedì 27) uno dei "Detti" di Confucio: «Una volta un discepolo gli chiese: "Se un re vi affidasse un giorno un territorio da governare secondo le vostre idee. Che cosa fareste prima di tutto?". Confucio rispose: "Rettificare i nomi: se i nomi non sono corretti, se non corrispondono alla realtà, il linguaggio non ha oggetto. Se il linguaggio non ha oggetto, l"azione diventa impossibile e così tutti gli affari umani si disgregano e amministrarli diventa inutile e impossibile. Perciò il vero compito di un vero uomo di Stato è quello di rettificare i nomi"». Migliore descrizione dell"Antilingua " cioè delle parole dette per non dire quello che si ha paura di dire " Calasso non poteva trovare. E nemmeno migliore citazione complementare dall""Uomo senza qualità" di Robert Musil: la proposta di costituire un «Segretariato Generale dell"Esattezza».