Secondo il manifesto (domenica 14), «nella Roma terremotata dagli scandali», c'era stato, il giorno prima, «un grande corteo» Marino friendly, cioè di amicizia «con il sindaco in prima fila per i diritti Glbtq, cioè di tutti». Bugia: quei «diritti» assai distorti sono affari personali di chi appartiene a quella sigla: gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e queer, cioè bizzarre, svitate. Lo striscione di «Roma Capitale», sorretto dal sindaco e da alcuni assessori e consiglieri, doveva convincere i partecipanti ad ammettere che, almeno nella Capitale, non ci sono discriminazioni a loro danno (Marino ha istituito perfino una specie di matrimonio comunale) perché – risulta anche dagli altri quotidiani – a tutti i giornalisti che lo interpellavano il sindaco rispondeva sempre e soltanto, come un disco guasto, che «a Roma l'amore vince». Né il manifesto né Il Fatto né Repubblica hanno tenuto conto, però, di alcuni interrogativi finora senza risposta. Uno: perché il primo cittadino abbia scelto di guidare un corteo di queer e di carri carnevaleschi e non abbia preso parte, invece, ad altre manifestazioni più decorose, per esempio a quella delle mamme con i passeggini vuoti dei loro figlioli esclusi dagli asili comunali. Due: molti dimostranti non gay, erano politici di sinistra anche estrema, ma che c'entra l'orientamento sessuale con la sinistra e con il manifesto, «quotidiano comunista»? L'Urss ha perseguitato i gay durante sessant'anni, sostenendo che l'omosessualità era un fenomeno fascista. Infatti lo striscione del sindaco dava l'idea che la città fosse partecipe di una marcia su Roma e che ci fosse, al solito, chi sale sul carro del vincitore e, in mancanza, si accontenta di quello dei gay.IL BOOMERANGIn questi ultimi tempi papa Francesco ha ricordato molte volte «i nostri martiri di oggi», affermando che «sono più numerosi che nei primi secoli della Chiesa», e ha chiesto alla comunità internazionale che «non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari». Francesco è tornato anche a chiedere aiuto per quanti nel mondo sono «perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani». Mercoledì scorso un noto giornalista di Libero, nel più recente numero della sua lunga serie di lezioni su «come si fa il Papa», invece, ha scritto che i cristiani «sono massacrati senza che nessuno alzi la voce né ad essi è stata dedicata una enciclica». È un vero peccato che la fede e il lavoro di questo giornalista siano sprecati in uscite come la seguente: «Questa enciclica lunghissima è una raccolta dei luoghi comuni eco-catastrofisti più triti. Un cantico di Frate Sòla, nell'accezione romanesca». Tante sciocchezze, sommate, diventano un boomerang.