Non approva, ma nemmeno se la sente «di riprovare i due genitori londinesi che hanno deciso di correggere il volto della loro bambina» per nasconderne la sindrome down. Tuttavia (La Repubblica, venerdì 14) Umberto Galimberti scrive: «Questa loro decisione la dice lunga sull'incapacità della nostra società ad accettare chi appena appena è diverso [...] Sappiamo dagli etologi che gli animali lasciano morire i cuccioli che non sono all'altezza della sopravvivenza. E, allora, dobbiamo chiederci se è a quel livello che la nostra società, così orgogliosa dei suoi progressi, si è ridotta. E ha dimenticato che la specie umana è diversa [...] Forse è proprio il concetto di "cura" che nella nostra cultura avanzata è collassato. Cura degli handicappati, ma anche dei bambini, dei vecchi, degli indigenti, dei malati, che forse non è sufficiente portare in ospedale, perché la vita e la salute, oltre alle cure, hanno bisogno d'amore. E chiamo "amore" l'accettazione incondizionata dell'altro, in quella formula enunciata da Sant'Agostino: "Volo ut sis (voglio che tu sia quello che sei)". Handicappato, indigente, malato, ma anche figlio sano che non è come i genitori lo vogliono. Quanti conflitti in meno se si seguisse questa massima agostiniana. E quante vite sarebbero più felici». Quante vite... È tanto bello, stavolta, questo commento che lo sottoscriverei. Peccato che Galimberti abbia dimenticato di ricordare, tra le vite più felici, quelle delle madri che non rifiuterebbero i figli e quelle dei figli che non sarebbero abortiti per qualche malformazione o perché ritenuti ingombranti. In fondo, anche la chirurgia estetica può trovare un posto tra i molti possibili interventi medici spesso risolutori di drammi materni. E chissà che Galimberti non abbia voluto dare una lezioncina a Corrado Augias, collega di Repubblica, il quale, sul «delicato argomento dell'aborto», aveva scritto (sabato 8): «Far nascere comunque un neonato, anche con malformazioni gravi, destinato a non sopravvivere, sarebbe un invito a una disumana crudeltà». Anche per Augias «il concetto di "cura" è collassato»?.
PAPEROPOLI
Lunedì 10, suLa Repubblica, Massimo Giannini parla di «Smirne [...] avamposto di una Grecia in crescita» (ma Smirne è in Turchia!), Martedì 11, stesso quotidiano: su «peccato originale e coscienza dell'uomo» Eugenio Scalfari azzarda una delle sue lenzuolate, ma a metà strada inciampa sul latino biblico: «In pulvere reverteris» (pulverem, Eugenio!). Giovedì 13, il Manifesto: nella foga di una sua quadruplice interpretazione (quattro volte discutibile) della Quaresima (anche una taoista e un'altra "cinica"), Enzo Mazzi ricorda che «quaranta sono i giorni del diluvio, quaranta i giorni (sic!) della permanenza del popolo ebreo nel deserto...» (gita turistica?).
MANIPOLAZIONI
Ecco come ti manipolo le notizie. L'Unità (martedì 11), prima pagina. Titolo: «Cei ordina: non votate chi è contro la famiglia». Prima riga: «La Cei invita gli elettori...». Testo: «È compito dei cattolici opporsi al rischio di scelte che contraddicono i fondamentali valori...».
"PREGHIERE" IN SCATOLA
Il «pervicace darwinista» Luciano Luzzatto ha scritto un libro, «Preghiera darwinista», che l'Unità recensisce (martedì 11) con entusiasmo pensando a Carlo Darwin e al suo "L'origine delle specie", la sua «opera maggiormente importante, perché più "scatologica"». Vuol dire che il darwinismo dev'essere preso a scatola chiusa?