Putin judoka, l'ossimoro dello sleale aggressore
Insomma basta googolare il nome di “quel” Vladimir Putin insieme alla parola "judo" per vedere centinaia di sue fotografie in kimono, alle prese con combattimenti più o meno probabili, compreso quello (durante il quale si fece anche male a un dito) con il campione olimpico di Rio 2016 Beslan Mudranov.
Ieri, il romeno Marius Vizer, presidente della Federazione mondiale di judo ha revocato la presidenza onoraria da anni assegnata a Putin, il Cio gli ha ritirato l'“Ordine olimpico”, ha deciso che nessun evento sportivo si terrà sul territorio russo e che tutte le squadre e atleti russi non potranno partecipare a manifestazioni internazionali.
Il mondo dello sport, di fronte all'ossimoro del Putin-judoka, si è espresso compatto nei confronti di un uomo che sembra sempre più Adenoid Hynkel, geniale parodia interpretata, nel 1940, da Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore”. Ricordate la celeberrima scena, di oltre due minuti, in cui il dittatore gioca da solo con un grande mappamondo, accompagnato dalle note dell'ouverture del Lohengrin di Wagner? A un certo punto quel grande palloncino gli scoppia fra le mani.
Noi, il mondo occidentale, le forze democratiche, ma soprattutto quelle donne e quegli uomini (normali cittadini, giovani, meno giovani, di sport, di musica, di cultura, di impresa) che coraggiosamente manifestano in Russia contro la follia della guerra, abbiamo l'ago in mano. E se in questo momento ci sentiamo sballonzolati su e giù da un gioco folle, ricordiamoci che tutte le dittature, prima o poi, finiscono nello stesso modo. Ventidue anni sono più che sufficienti, facciamo in modo che non sia troppo tardi.