Rubriche

Pugni e sterminio (dedicato ai no-pass)

Mauro Berruto mercoledì 3 novembre 2021
Salamo Arouch nacque a Salonicco nel 1923 e il padre, che lavorava come scaricatore di porto, lo avviò fin da piccolo alla boxe, dove conquistò il suo primo alloro a soli diciotto anni. Tuttavia a vent'anni venne deportato nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove tutti i suoi familiari trovarono la morte nelle camere a gas tranne lui, il padre e il fratello minore, inviati ai lavori forzati. Per il pugile greco, prigioniero n° 136954, iniziò così l'inferno, perché costretto dalle SS a sfidare ripetutamente altri prigionieri. Combatterà un totale di 208 match che duravano fino alla sconfitta di uno dei contendenti, oppure fino a quando gli aguzzini si stancavano del macabro spettacolo.
Il ko che Arouch infliggeva, suo malgrado, ai suoi avversari decretava la loro inesorabile condanna a morte: gli sconfitti erano destinati alla camera a gas o alla fucilazione. Il match più difficile fu contro Klaus Silber, pugile dilettante tedesco di origine ebrea, fino a quel momento anch'esso imbattuto all'interno del campo. I due prigionieri furono obbligati a un incontro feroce; Arouch sembrò soccombere, ma alla fine vinse, causando la morte di Silber. Nel frattempo suo padre venne ucciso perché troppo debole per lavorare e il fratello minore Avram giustiziato per il rifiuto di estrarre i denti d'oro dai morti nelle camere a gas. Arouch il 17 gennaio del 1945 venne liberato e condannato a sopravvivere ossessionato da quei 208 fantasmi da lui, in maniera struggente, condannati a morte.
Anche Leone Efrati, detto Lelletto, pugile campione nei pesi piuma nato a Roma e di religione ebraica venne deportato ad Auschwitz e costretto a battersi contro pugili più pesanti di lui per soddisfare la sete di scommesse e di divertimento dei suoi aguzzini. Un giorno, rientrando nel suo block, venne a sapere che il fratello era stato picchiato a sangue da alcuni kapò. Appresa la notizia reagì violentemente provocando la reazione dei soldati tedeschi che, in tutta risposta, lo tramortirono, riducendolo a terra moribondo. Efrati finì nei forni crematori del campo di concentramento di Ebensee, il 17 aprile 1945.
Johann Trollmann, pugile Sinti nato in Germania e campione di grande talento, nel 1933 si presentò sul ring contro il “puro” tedesco Gustav Eder per difendere il suo titolo di campione di Germania, ma con il divieto di muoversi sul ring. Di fronte a quella farsa, Trollmann decise di presentarsi con il corpo coperto di farina e con i capelli tinti di biondo. Quella sua pubblica caricatura della razza ariana lo costrinse a nascondersi come un animale braccato, anche per sfuggire alla sterilizzazione imposta a tutti gli zingari. Venne arrestato, condotto al campo di concentramento di Neuengamme e costretto anche lui a combattere tutte le sere per il divertimento delle SS. Spostato al campo di Wittenberge un kapò ex pugile, Emil Cornelius, lo riconobbe e volle sfidarlo. Cornelius finirà ko alla seconda ripresa e quella vittoria costerà la vita a Trollmann, ucciso dallo stesso Cornelius a colpi di badile, il 31 marzo del 1944, pochi giorni dopo il combattimento.
Queste tre storie sono dedicate a quel gruppo di persone che, qualche giorno fa a Novara, si sono incontrate per decidere come mettere in scena una protesta contro il Green Pass e poi, a un certo punto, una di loro ha detto: “Ehi, ho una bellissima idea!”.