«Soltanto le università e i docenti universitari hanno la libertà per condurre studi imparziali e obiettivi, e diversamente dai politici e dai leader delle industrie i professori sono abbastanza tranquilli di poter comunicare verità impopolari senza mettere a repentaglio la propria posizione. […] Posso assicurare che le università torneranno a essere centri di ispirazione per il rinnovamento della società e think tank in grado di rispondere a domande di interesse globale e di enorme portata». Queste parole pronunciate l'8 gennaio 2008 dal Nobel per la Chimica Richard Ernst suonano al contempo come una speranza e un monito. Se il nome Professore deriva da profiteri, "professare", obbligata è la domanda: «ma noi professori cosa professiamo? Siamo all'altezza del nostro nome?». A noi spetta professare sia l'etica della competenza, conoscere alla perfezione la disciplina che insegniamo, sia l'etica della responsabilità, praticare risposte intellettualmente oneste: trasmettere certezze ma anche condividere dubbi e ammettere socraticamente di non sapere; non da ultimo, pretendere il massimo impegno dai ragazzi, al riparo da ogni malsana pedagogia facilitatrice. I professori capaci, onesti ed esigenti sono quelli che, oltre ad onorare il loro nome, sono negli anni i più ricordati e amati dagli studenti.