Non tutto il contributivo vien per nuocere. È quanto hanno pensato i geologi, gli attuari, i chimici, i dottori agronomi e forestali iscritti alla Cassa di previdenza Epap, dopo la sentenza del Tar del Lazio n. 11801 del 7 settembre scorso. I giudici amministrativi hanno stabilito che il valore dei contributi versati dai professionisti può essere rivalutato anche oltre le regole generali. Per tutti gli assicurati della previdenza il "montante contributivo", che viene utilizzato per calcolare l'importo degli assegni di vecchiaia, viene rivalutato sulla base dell'andamento del Pil degli ultimi cinque anni, anche nell'ipotesi che tale andamento riporti un segno negativo. Come poi è realmente accaduto nel 2014. Ma l'Epap, che deve liquidare pensioni totalmente contributive e in genere di importo medio-basso, è andato più in là. La Cassa ha registrato negli ultimi tempi risultati decisamente positivi negli investimenti effettuati per garantire l'equilibrio di bilancio. Lo scorso anno ha quindi deciso di riversare a favore degli iscritti parte dei buoni rendimenti, attraverso una maggiorazione del rispettivo montante contributivo. In tal modo i futuri pensionati non dovranno subire le ristrettezze del contributivo, sempre più deprimente per milioni di lavoratori.Il coraggio dell'Epap (ente di diritto privato) nel rivendicare una tale autonomia di gestione, anche oltre i vincoli della riforma Dini, ha trovato l'opposizione del Ministero del Lavoro che ha quindi bocciato lo scorso anno la decisione dell'ente categoriale.Nelle scorse settimane Il Tar del Lazio ha invece annullato la decisione ministeriale. Ma ha anche aperto un varco nella previdenza delle libere professioni, inatteso dallo stesso Epap come dichiarato dal presidente Arcangelo Pirrello. Chiaro e ormai indiscutibile è il riconoscimento alle Casse di un'autonomia normativa e organizzativa finora spesso contrastata.La sentenza del Tar estende i suoi effetti alle Casse professionali privatizzate, aderenti all'Adepp, che potranno ora utilizzare proprie risorse per migliorare le pensioni degli iscritti. All'esame del Tar è ancora appesa la vertenza in merito ad un'ulteriore delibera dell'Epap che ha innalzato il contributo integrativo dal 2 al 4%. L'aumento è stato indirizzato in parte a favore dei montanti individuali nella percentuale dell'1,75%, e per il restante 0,25% al "progetto welfare" che prevede, in particolare, misure di solidarietà ai professionisti che guadagnano di meno e sono quindi penalizzati sul piano previdenziale, oltre a servizi di supporto alla professione e ad un piano di assistenza per le relative famiglie.