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Scintille Olimpiche. Prodezze d'un pallone gonfiato

Daniele Zappalà, Parigi sabato 10 agosto 2024
In mezzo alla ridda di analisi, elogi, critiche, polemiche su un’Olimpiade, si rischia sempre di perdere di vista un assunto di base: i Giochi sono, stringi stringi, una vera e propria ragazzata. Non sono fatti per chi si è lasciato invecchiare dentro, qualunque sia l’età sul passaporto. Ma prima di tutto, per chi ancora cade a terra di stupore di fronte alla potenza e allo splendore di qualsiasi infanzia.

Il sipario si chiude su Parigi 2024 e l’unica domanda che davvero valga, almeno alla lunga, è sempre la stessa d’ogni edizione olimpica: dopo tanto affrontarsi e sudare, l’umanità è stata sfiorata, anche solo per un attimo, dal ghiribizzo di tornar bambina?

Forse, occorrerà ancora un po’ per rispondere più precisamente. Ma nelle scorse settimane, si sono di certo viste alcune buone monellerie sanamente olimpiche. A cominciare da quel pallone gonfiato che ha fatto salir su di qualche piano la fiamma dei Giochi. La quale, fra l’altro, ha irradiato senza nessuna combustione, grazie a un ingegnoso sistema che si vuole ecologico.

Le autorità municipali parigine chiedono che il pallone possa restare a lungo laddove è, come per conservare in città lo spirito dei Giochi. L’ultima parola spetterà all’Eliseo, nondimeno, trattandosi di un sito statale.

Ma anche se dovessero alla fine rimuovere l’insieme, proprio prezioso sarebbe sentir ancora brillare, negli occhi e cuori di tanti, quel pallone che ricorda gli innumerevoli palloni gonfiati cari ai piccoli d’ogni latitudine. Un pallone gonfiato resta un pallone gonfiato, d’accordo. Ma guai a dimenticare cosa ci toglierebbe dentro una sua scomparsa dall’orizzonte del nostro avvenire.