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Pro e contro Berlusconi al Famedio Ma ora se ne valuti la vera eredità

risponde Andrea Lavazza giovedì 9 novembre 2023

Caro Avvenire,
a mio modo di vedere è inconcepibile che il nome di Silvio Berlusconi sia inserito fra i grandi di Milano, nel Famedio. Non ci azzecca, come diceva bene qualcuno, con Mazzini, Cavour e Borrelli.


Sergio Bazerla


Caro Bazerla, lei non è l’unico ad avere eccepito per la decisione del Comune di iscrivere Silvio Berlusconi nel Tempio della fama all’interno del Cimitero monumentale di Milano lo scorso 2 novembre. Leggiamo le motivazioni: «La nostra città rende merito all’imprenditore creatore di decine di migliaia di posti di lavoro, al leader politico e al segno indelebile lasciato dal suo talento visionario, tanto apprezzati quanto criticati, ma senza alcun dubbio cruciali». Come negare che il quattro volte presidente del Consiglio, più longevo premier della Repubblica, sia stato una figura pubblica chiave del nostro Paese, almeno dalla sua discesa in campo il 26 gennaio 1994? Persino a livello internazionale il Cavaliere ha giocato un ruolo di rilievo, basti pensare che Donald Trump nei suoi esordi politici si è ispirato anche al leader italiano. Berlusconi è stato certamente divisivo, nel senso che molti lo amavano e molti, con uguale trasporto, lo detestavano. Questa è stata la sua fortuna, propiziata dalle capacità comunicative fuori dell’ordinario che lo caratterizzavano.


Se il Famedio è la raccolta dei milanesi “illustri”, non poteva mancare il nome del Presidente per eccellenza, nelle istituzioni, nell’economia, nei media, nel calcio... Si potevano però prevedere, a meno di cinque mesi dalla morte (12 giugno), le aspre polemiche. Infatti, dire che è stato anche “criticato” è poco e tanto insieme. Numerose altre celebrate personalità sono state
oggetto di contestazioni, perché sottolinearlo con Berlusconi? Forse, un modo elegante per far digerire la scelta a chi era contrario. Il sindaco Sala s’è giustamente attenuto al protocollo e ha difeso l’operato della Commissione. Detto questo, mi parrebbe invece auspicabile un percorso storico e politico più sereno nella valutazione dell’eredità (non materiale) di Silvio Berlusconi, rifuggendo da una monumentalizzazione precoce e, in questo caso sì, ingiustificata. Non si può tacere la condanna penale che l’ha portato alla disonorevole decadenza dalla carica di senatore. Né la serie di controversie, inchieste e ombre che ne hanno accompagnato l’attività, in particolare in ambito aziendale. C’è poi la sua influenza sulla cultura e la mentalità collettiva - al di là di dichiarazioni pubbliche e programmi elettorali - in una direzione populista (si veda la qualità della politica di oggi), anti-intellettualistica (si veda l’attuale situazione della Rai) e sostanzialmente amorale (si vedano gli strascichi correnti della vicenda delle show-girls stipendiate a vita). Berlusconi ha avuto il merito di creare un centrodestra sintonico con la maggioranza della nazione, ma non è riuscito a costruire per il futuro, come dimostra il declino di Forza Italia e il sopravvento di Fratelli d’Italia, lontana dal moderatismo che il Cavaliere proponeva di difendere.