Prezzi agricoli sull'ottovolante
A fornire una analisi aggiornata e puntuale sulle quotazioni agricole è stato l'Osservatorio Agri&Food di Cremonafiere (in vista della prossima fiera Vegetalia che si aprirà fra una ventina di giorni). L'analisi ha monitorato gli scostamenti di prezzo per i tre prodotti fondamentali per gli agricoltori, ma anche per l'industria alimentare: il mais, infatti, è considerato la materia prima di base per l'alimentazione del bestiame e quindi per latte e carne; il frumento tenero è alla base della produzione del pane e dei biscotti; il grano duro, lo è per la pasta. A conti fatti, in otto mesi il prezzo del grano duro ha subito una flessione del 58%, quello del frumento tenero del 55%, il mais del 36%.
Si tratta di veri e propri tracolli che, secondo l'Osservatorio, possono provocare un forte impatto forte sugli equilibri di mercato lungo la filiera della produzione, della trasformazione e della distribuzione. Squilibri che, però, derivano anche dall'andamento altalenante dei prezzi stessi se visti lungo un arco di tempo maggiore. L'Osservatorio di Cremona, infatti, ha preso in considerazione tre epoche: la fase iniziale, quando il fenomeno della crescita delle quotazioni delle materie prime agricole di base non era ancora iniziato (luglio 2006), il momento culminante, nel quale il livello dei prezzi ha raggiunto l'apice (marzo 2006) e la situazione di questi giorni. I risultati sono molto indicativi. Considerando l'intero periodo di osservazione, il prezzo del frumento tenero è aumentato del 120% tra luglio 2006 e marzo 2008, per poi iniziare una brusca discesa e collocarsi, a fine annata, agli stessi livelli della metà del 2006. Il grano duro ha subito un percorso ancora più accidentato: nel momento del picco, il prezzo è più che triplicato rispetto all'inizio, per poi subire una contrazione del 58%.
Oggi, la quotazione europea di grano duro è ancora sopra il livello fatto segnare all'inizio del periodo per circa un 40%. Il prezzo del mais, invece, era del 75% più elevato rispetto a luglio 2006; mentre oggi supera la quotazione di inizio periodo di appena il 12%. Accanto a queste situazioni generali, poi, emergono condizioni particolari ancora più drammatiche. In Sicilia, per esempio, la Coldiretti ha rilevato come un anno fa il prezzo all'origine al chilo del grano duro fosse pari a 40 centesimi, mentre oggi oscilla fra i 16 a i 18. Tutto mentre, a detta dei produttori, il costo del pane e della pasta non accenna a diminuire. È l'evidenza di «distorsioni di mercato» che sono diventate ormai insostenibili e che, probabilmente, rappresentano l'ostacolo più grande a quella crescita armoniosa di un comparto che continua a ricoprire un ruolo strategico per l'intera economia.