Pregare e amare L'audacia della fede
Ma il problema ancora esiste, come conferma purtroppo la cronaca, anche recente; e così sette giorni fa, nella Messa celebrata con i nuovi cardinali, Papa Francesco ha colto l'occasione per tornare un'altra volta a ribadire il concetto. Perché, ha chiesto Bergoglio, «vivere di pretese terrene? Perché affannarci per un po' di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno? Perché cercare “padrini” per avere una promozione e andare su, promuoverci nella carriera? Tutto passa. Vegliate, dice il Signore». Certo restare svegli non è facile, anzi è «difficile», e «durante l'ultima cena, tradirono Gesù; di notte si assopirono; al canto del gallo lo rinnegarono; al mattino lo lasciarono condannare a morte. Ma anche su di noi può scendere lo stesso torpore. C'è un sonno pericoloso: il sonno della mediocrità. Viene quando dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere. Ma senza slanci d'amore per Dio, senza attendere la sua novità, si diventa mediocri, tiepidi, mondani. E questo corrode la fede, perché la fede è il contrario della mediocrità: è desiderio ardente di Dio, è audacia continua di convertirsi, è coraggio di amare, è andare sempre avanti. La fede non è acqua che spegne, è fuoco che brucia; non è un calmante per chi è stressato, è una storia d'amore per chi è innamorato!». E Gesù «detesta più di ogni cosa la tiepidezza».
Il sonno della mediocrità, come lo chiama il Papa, è terribile. Contagioso. Pervasivo. Il rischio di diventare «mediocri, tiepidi, mondani», e farsi distrarre da «complotti», interessi personali e «tante vanità», è sempre altissimo. E per reagire alla mediocrità, per resistere alle sue tentazioni, è necessaria «la preghiera», che «ridesta dalla tiepidezza di una vita orizzontale, innalza lo sguardo verso l'alto, ci sintonizza con il Signore. La preghiera permette a Dio di starci vicino; perciò libera dalla solitudine e dà speranza». Allo stesso modo «la carità» è l'antidoto al secondo «sonno interiore» di cui è facile cadere vittime, ossia «il sonno dell'indifferenza» di chi «vede tutto uguale, come di notte, e non s'interessa di chi gli sta vicino», ma solo di se stesso. Perché «come non si può vivere senza battito, così non si può essere cristiani senza carità. A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti! In realtà è l'unica cosa vincente, perché è già proiettata al futuro, al giorno del Signore, quando tutto passerà e rimarrà solo l'amore». Pregare e amare, dunque. Senza queste due cose, semplicemente, non si è cristiani.