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Prediche inutili all'indirizzo sbagliato

Gianni Gennari giovedì 11 settembre 2003
Prediche inutili. Famose in passato, e chiaro segno di virtuosa modestia, quelle di Luigi Einaudi. Si parva licet, però, alcune sono anche sbagliate. In particolare rivolte alla Chiesa cattolica. In genere vengono da sinistra, dove abbondano i "predicatori" a piede libero, ma ieri una particolare è venuta da destra. "Il Giornale", prima pagina e seguito a p. 9: "La Chiesa deve capire che Dio è tornato". La firma Antonio Socci, che scrive un bignamino sulla cosiddetta "morte di Dio", annunciata negli ultimi 150 anni da tanta superbia filosofica e sociologica e poi guardando in particolare agli Usa
ricorda la sempre cosiddetta "rivincita di Dio". Tutto vero, ma all'indirizzo sbagliato. "La Chiesa deve capire"? Ma la Chiesa - qui è il punto - ha mai pensato che Dio sia "andato via"? Quando mai "la Chiesa" ha parlato di Dio senza fremere di vita, di passione, di convinzione totale? Pio XII? Giovanni XXIII? Paolo VI? O Giovanni Paolo II? Non sono solo loro, la Chiesa, certo, ma allora? Anche i vescovi e i preti vivono - debbono vivere - di Dio. Hanno mai detto che è "andato via"? E il popolo vivo delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti, quello che prega, che celebra, che vive ogni giorno e testimonia il Vangelo? Certo no. E allora? Allora la predica è per noi intellettuali, noi giornalisti, per certi uomini detti di cultura che vivono di libri, di studi sociologici e di carta più o meno riciclata dalle mode. Di più: c'è proprio bisogno di guardare gli Usa per convincerci che Dio è vivo? Forse basta guardarci in casa. Martedì a Milano l'arcivescovo ha parlato alla gente, e si sentiva benissimo che "Dio è vivo". Sarebbe bastato per cambiare indirizzo alla predica"