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Prede e pupille

Lisa Ginzburg venerdì 24 febbraio 2023
Se si osserva da vicino l’occhio di una capra, si evince distintamente che ha pupille diverse da quelle siamo usi conoscere. La sua non è pupilla verticale e nel mezzo dell’occhio, bensì orizzontale e poco simmetrica. Non è piccola, “a spillo”, di dimensioni ridotte rispetto a quelle dell’iride; è invece slargata, quasi a voler occupare l’intero spazio dell’occhio. Piccole e puntute sono le pupille dei predatori, al centro di occhi la cui funzione e il cui scopo è cogliere, mettere a fuoco, “puntare” i loro bersagli, le prede. Preda, non predatore, è la capra. E tra tutte le prede, quella che più presenta una conformazione dell’occhio “allargata”, ovvero un’iride in buona parte occupata dalla pupilla. Il motivo è opposto e speculare alla precisione selettiva necessaria all’attività del predatore. Riguarda il proteggersi, dunque l’accorgersi di ogni genere di avversario, possibile predatore, altro pericolo o minaccia. La dimensione della pupilla, ovvero la possibilità di campo visivo offerta allo sguardo, è inversamente proporzionale ad aggressività e capacità di autodifesa. Passibile di attacchi, nei suoi occhi slargati la capra ne custodisce la risorsa da opporre come difensiva, una visione quasi a trecentosessanta gradi. Vedere è proteggersi, dall’esser visti soprattutto. © riproduzione riservata