Fiesole, adagiata sulle colline di Firenze, viene accarezzata dal sole anche oggi che il vento scioglie i capelli delle ragazze e solleva i rami degli alberi rossi d'autunno. Nella sala del seminario vescovile Dello Sbarba, presidente del Centro di Livorno, ha aperto una piccola mostra sui tempi e sugli uomini «della ricostruzione d'Italia e costruzione d'Europa». Ottimo organizzatore di questi incontri, egli ha coinvolto oggi testimoni e storici, conoscitori di quegli anni difficili.Quando è toccato a me prendere la parola ho pensato che una delle grandi visioni dei primi sostenitori dell'unità europea era la compartecipazione dei problemi comuni e quale grande delusione potrebbero avere oggi vedendo l'egoismo dei nostri popoli, tanto chiaro e palese di fronte a un problema, certo difficile, quale l'emigrazione dall'Africa.Eppure non si possono cancellare dalla storia le bandiere dei popoli europei alzate nei secoli passati sulle terre da sfruttare non solo per i beni, ma soprattutto per gli esseri umani che vi abitavano (vedi la tratta degli schiavi). Né giusto sarebbe dimenticare l'accordo tra i Paesi europei, dopo la rivoluzione francese, sulla divisione del Continente africano per la colonizzazione: che non doveva servire a educare il «popolo dei neri» alla conoscenza, all'uso delle sue capacità, bensì a sfruttarlo solo a favore del nostro benessere.Ancora oggi a uomini, donne e bambini che dal XV secolo hanno subìto leggi dettate dall'Europa, cosa sappiamo offrire se non ciò che sembra un fallimento della visione libera dei nostri padri europei e dei principi sui quali essi speravano di fondare l'integrazione dei popoli in una patria comune? Non troviamo neppure un accordo sul numero degli immigrati che ogni nazione dovrebbe accogliere, noi che dimostriamo di non avere più fiducia nella vita perché non facciamo più figli e un giorno dovremo fare i conti con gli eredi di coloro che abbiamo trattato senza umanità.Il nostro tanto acclamato Occidente, che ha disseminato i suoi Paesi di cattedrali, ha dimenticato l'unità della famiglia, l'onestà nel lavoro, la tolleranza e la collaborazione con chi ha meno.