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Poveri e regali corpi incoronati di sabbia

Mauro Armanino martedì 31 marzo 2020
Doveva essere seppellita giovedì mattina. Per evitare rischi di contaminazione la sepoltura è stata differita a data da destinarsi. Il suo corpo di sabbia giace in una cella frigorifera della camera mortuaria dell'Ospedale Nazionale, con tariffa doppia rispetto ai nazionali. Angela, morta di Aids, lascia tre figli nel Paese che aveva perduto prima di partire in migrazione, il Camerun. Altre come lei avevano tentato l'avventura in Libia e in Algeria con la segreta speranza di raggiungere, un giorno, l'Europa. Era stata espulsa e assieme ad alcune donne, accolta e protetta in una delle abitazioni gestite dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati a Niamey. Giace, silente, nel freddo artificiale della sua penultima dimora terrena. Prima di tornare alla sabbia dalla quale, come tutti, un giorno era stata generata una cinquantina d'anni or sono. I nostri corpi sono un incostante composto di sabbia e di vento che viene e va verso il mare. Passano dal deserto e si contaminano della polvere con la quale siamo tutti impastati. Di questi tempi sono loro, i corpi, a tornare alla ribalta dopo aver fatto, altrove, esperienza di futile ed effimera dimenticanza. Tornano i volti e tornano i corpi. Quelli che l'epidemia di ebola ha fatto suoi sono stati migliaia. L'ultima volta, in ordine di tempo, nella Republica Democratica del Congo, ne ha sedotto e abbandonato oltre duemila in un anno. Quella iniziatasi nel 2013 e poi estesasi in vari Paesi dell'Africa Occidentale ne ha generati circa ventimila. Lutti passati nel quasi generale silenzio e poi inghiottiti da altri avvenimenti più importanti, perché i corpi dei vivi e soprattutto quelli dei morti non hanno la stessa importanza dappertutto. C'è sabbia e sabbia, si sa. Anche la malaria, o paludismo, continua la sua pazza corsa all'eliminazione di corpi. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, nel 2018 i casi sono stati stimati a 228 milioni mentre i decessi imputabili alla malattia sarebbero 405 mila. I bambini con meno di cinque anni costituiscono il gruppo più vulnerabile col 67% e dunque 272mila. L'Africa, per una volta davanti all'Asia del Sud-Est e il Mediterraneo orientale, resta di gran lunga il continente più toccato col 92% di casi, cioè circa 200 milioni di corpi colpiti da malaria. Come se non bastasse, ogni cinque secondi c'è un bimbo che perde la vita per fame o in conseguenza di carenze nutritive. Di tutto ciò, di questi corpi umani di sabbia, nessuno o troppo pochi parlano perché i corpi non si contano alla stessa maniera e la loro scomparsa non detta la stessa reazione dappertutto. Non funziona la stessa tragica contabilità di questi giorni e i mezzi di comunicazione non usano gli stessi parametri. L'industria e l'economia non si sono fermate neppure un giorno.
Bless, è passato stamane e mostrava il braccio segnato dalle flebo che gli sono state fatte e ancora gli faranno. Tornato alla sua Liberia di origine, deluso di quanto ha trovato nel Paese sognato dopo tanti anni di assenza, è ripartito all'avventura. Né lui né il Paese erano gli stessi di prima. Il suo corpo di bambino soldato era cresciuto per finire in Libia e, dopo un percorso tortuoso, fino alla rete dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni di Niamey. Dopo qualche settimana d'attesa era entrato nella lista dei partenti per il Paese dal quale era stato abbandonato, forse troppo tardi ha capito di aver sbagliato a lasciarlo. Rimessosi in sesto grazie alle cure mediche giura, sul Dio dei migranti, che stavolta tornerà per rimanere nel suo Paese per sempre. Il suo amico e compagno di strada si era suicidato e lui aveva informato la sorella. I corpi perduti nel mare sono in numero imprecisato, non meno di 50mila dal 1990 fino a oggi e nel deserto i corpi spariti sono stimati, per difetto, in 25 la settimana. Corpi incoronati di spine o forse di alloro per l'ultimo banchetto regale dove tutti i poveri saranno invitati e saranno consacrati signori dell'universo. Corpi confinanti per isolare una vita dall'altra, biopolitiche applicate con rigore per fingere di vivere e ponti levatoi tra una strada e l'altra. Corpi presi in prestito dalla sabbia e dal sistema neoliberale e sempre liberista che cerca, invano, di non tradirsi. Il grande inganno è cominciato da tempo e solo una precaria insurrezione di popolo avrebbe potuto far uscire i corpi dal sepolcro di sabbia.
Niamey, 29 marzo 2020