Ah, gli esteti. Incontentabili. Invocano sobrietà per Mazzarri, ch'è tornato trionfante nel presepio di San Gregorio Armeno, a Napoli, statuina da descamisado con le braccia aperte, quasi disperato - pare sortito dalla Fucilazione del Goya - e invece è l'icona della vittoria azzurra, passione napoletana incontenibile come se fosse nato lì, fra Chiaia e Scampia; e al tempo stesso contestano la mite lentezza - perchè no sobrietà? - di quella squadra che per un'ora ha traccheggiato, forse impaurita, certo prudente, prima di avventarsi sul Villareal che ormai aveva dato tutto, infilzandolo prima con un sinistro del redivivo Inler eppoi con l'ennesima saetta di “Marekiaro” Hamsik. Ah, gli esteti che d'estate, prima dei giochi, ma pur sempre animati da insana esterofilia, avevano recitato il deprofundis per il calcio italiano: applausi agli spagnoli - olè - agli inglesi - hurrà - e ai tedeschi sturm und drang, per poi trovarsi tre squadre italiane negli ottavi di Champions, la inedita e più numerosa rappresentanza di chi avrebbe preferito continuare a piangersi addosso. Mistero agonistico - si direbbe; in realtà è la Scuola Italica (del pallone, non facciamo confusione) che va avanti, magari senza dar spettacolo, eppure imitata da tutti i vincitori, compreso il mitico Real che, ricco di costosissimi galacticos, farebbe la fine di sempre se non fosse guidato dal più illustre dei contropiedisti d'oggidì, Josè Mourinho. D'altronde - come amo dire, forte di antica esperienza - è storia del costume nostrano: quando l'Italia è in crisi, la moda restituisce il rossetto rosso alle donne frenate nello shopping, le ricette della nonna alla famiglia devastata dall'euro , e il ben del pallone ai maschi avviliti dallo spread. Allegria. E a poco servono le ricchezze del tycoon americano Milton Glazer all'United, e dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahya-n d'Abu Dhabi al City: gli italianuzzi con ingegno, fatica e fortuna vanno avanti mentre Manchester - già sede dell'Impero del Football - resta senza Champions. E ancora avanzano i ciprioti dell'Apoel di Nicosia e gli svizzeri del Basilea. La classe operaia in paradiso. Il prossimo giro, a eliminazione diretta, sarà ancora più appassionante. E difficile. Anche se le squadre teoricamente superiori alle nostre sono tre, al massimo quattro: Barcellona, Real, Bayern e Chelsea. Resta l'Inter, promossa in Europa mentre si prende solenni bocciature in Italia: intorno al capezzale della Beneamata son chiamati a consulto fornitori di sogni e chiacchieroni, dietrologi e chiromanti. Manca solo un leader. Da qualche parte. In sede o in campo.