Posta centrale a Niamey: lettere (e pacchi) come migranti
Entrarvi è un privilegio unico. Centinaia o forse migliaia di pacchi accatastati tra strati di polvere che hanno colorato d'infinito le buste, le scatole di cartone e altri oggetti ormai difficilmente identificabili. Sono pacchi migranti ossia migranti come pacchi postali. Messi in deposito, custoditi e in attesa che qualcuno passi a ritirarli. La polvere è la stessa del deserto che si infiltra e tutto trasforma in cenere. Pacchi torturati dal caldo dall'interminabile attesa di andare da qualche parte. A nulla valgono le ingiunzioni a un trattamento più umano della merce. Stanno lì per mesi, anni e talvolta per sempre. Nel deposito gli scaffali sono a piani per contenere quelli che hanno viaggiato da ogni parte senza giungere a destinazione.
Il cestino dell'ufficio è pieno di scarti e a nessuno viene in mente di svuotarlo. Sul tavolo che separa la parte nascosta dell'ufficio postale sono adagiate lettere di ogni tipo e forma. Posta ordinaria, raccomandata, aerea e soprattutto terrena, proletaria. Così sono pure i migranti, con il timbro sbiadito dal tempo e la scritta veloce "respinto al mittente". Una parte della posta è messa al macero perché ritenuta inservibile nell'apposita sezione custodita dai militari. Un'altra zona non è raggiungibile che da pochi esperti del tracciato: sono gli "umanitari" che tentano a ogni costo di far partire i migranti verso casa. Così imparano ad avventurarsi senza prima aver studiato bene il tracciato. Chi accetta viene trasformato in posta aerea, scortata a domicilio.
L'ultima zona della Posta è quella delle lettere senza indirizzo. Sono i senza documenti classificati "clandestini" o almeno "irregolari", e devono provare la loro innocenza. Sono messi in luoghi sicuri e fuori della portata dei mezzi di comunicazione e dei giornalisti. Lettere come migranti parcheggiati in attesa di essere valutati, controllati, processati e infine detenuti. Solo alcuni tra questi saranno messi nel circuito o corridoio di salvezza umanitaria. Sono i più meritevoli di un futuro senza qualità nel mondo dove le poste si sono trasformate in banche e si viaggia solo in cont(r)o corrente. Non mancano, come sempre, i volontari che fanno di tutto per ridare speranza a telegrammi, fotocopie, buste col timbro "indirizzo insufficiente".
Quanto ai pacchi regalo sono prima analizzati e poi interrogati. Segue, a opera della polizia, l'inventario del contenuto e delle motivazioni del pacco in questione. Un vecchio registro dalle pagine seccate dal vento conserva il ricordo dei nomi di quanti non sono mai arrivati. Tra una riga e l'altra c'è lo spazio per una croce o per un punto di domanda. Il registro rimane aperto sulla pagina dove sta scritto "sconosciuto".
Niamey, ottobre 2017