POLVERE SULLE SCARPE
Mi è capitato più di una volta di visitare Molfetta, ospite di quella sua importante istituzione che è il Seminario regionale pugliese. Tutte le volte mi sono recato ad ammirare quel gioiello architettonico che è il Duomo vecchio con le sue impressionanti tre cupole, simili a tende d'Oriente. Là è sempre viva la memoria di un vescovo che ha lasciato in tutta Italia una scia di affetto e di ascolto, don Tonino Bello. Sue sono le parole che oggi proponiamo e che ci riportano l'antico ed eterno messaggio dei profeti: un culto che si esaurisce nello spazio sacrale, respirando solo l'aroma degli incensi e illuminandosi solo con lo splendore dei riti diventa sacra rappresentazione e non più vera fede e liturgia.Certo, la dimensione verticale del sacro è fondamentale: è Dio che irrompe nella storia attraverso il suo dono efficace, il sacramento, ed è per questo che sono indegne certe celebrazioni trasandate e banali. Ma guai a non coniugare la preghiera con la vita, la domenica con i giorni lavorativi, la festa con la ferialità, la chiesa con la piazza, l'incenso con la polvere, la liturgia con la giustizia. È quello che proponevano sistematicamente i profeti (si legga, ad esempio, Isaia 1, 10-20) e che don Tonino ci ricorda mentre partecipiamo alla Messa domenicale. Tra gli incensi, i lumi, i canti della chiesa e la polvere, gli odori della piazza non si deve ergere un portale bloccato ma una soglia aperta attraverso la quale passi il vento dello Spirito di Dio.