Insieme si lavora meglio, anche in agricoltura. Il principio non è nuovo, anzi, ma ogni tanto è bene rinfrescarsi la memoria. Proprio gli agricoltori, spesso, non sono riusciti a creare collaborazioni efficaci: uno dei motivi del fallimento di tante iniziative commerciali, così come di molte esperienze produttive. All'opposto, occorre dirlo subito, sono altrettante le realtà che proprio del lavoro agricolo in comune hanno fatto la loro maggior forza. A dimostrarlo sono le migliaia di cooperative che costellano il panorama agricolo e agroalimentare nazionale. Se n'è resa conto anche l'Europa.«Support for Farmers' Cooperatives», uno studio appena pubblicato, commissionato proprio dall'Ue, dimostra infatti la bontà della formula all'interno della catena di approvvigionamento alimentare con particolare riferimento ai fattori chiave di successo. Il succo dell'indagine è semplice: le cooperative - pare -, sono lo strumento fondamentale con cui gli agricoltori riescono ad ottenere maggiore potere contrattuale all'interno della catena alimentare. A dimostrarlo ci sono vari casi. Nei Paesi in cui più del 50% del mercato è nelle mani della cooperazione, per esempio, gli agricoltori ricevono su ogni 100 chili di latte, da 2,50 a 4,50 euro in più rispetto ai Paesi in cui le cooperative hanno un peso minore nell'industria lattiero-casearia. Una differenza che può cambiare i bilanci aziendali.Ma c'è anche dell'altro. La ricerca indica anche cosa occorre fare per migliorare la cooperazione. A partire dalla crescita dimensionale delle coop e quindi dalla necessità di proseguire sulla strada delle fusioni, fondamentali per creare economie di scala che vanno a beneficio della riduzione dei costi delle singole imprese. Poi c'è la cosiddetta "capitalizzazione", intesa come principale sfida per la competitività delle cooperative. Rispetto alla gestione dei rischi, le forme aggregate di gestione dell'offerta si confermano il luogo ideale per gestire strumenti di tipo assicurativo e mutualistico per compensare perdite derivanti da avversità atmosferiche e andamenti anomali di mercato.Oltre a tutto questo, dallo studio della Commissione europea è emersa una necessità dai forti risvolti politici: l'esigenza di una differenziazione nel trattamento della cooperazione nell'ambito della legislazione comunitaria in materia di concorrenza.Insomma, le coop possono essere davvero la formula per la crescita ulteriore dell'agricoltura e dell'agroalimentare. A patto che siano guardate dalla politica europea in maniera adeguata e particolare. Passaggio di non poco conto. Per questo Maurizio Gardini - presidente Confcooperative e dell'Alleanza delle Cooperative agroalimentari -, commentando la ricerca ha detto: «l'Europa dia ora prova di coerenza e tenga conto dei risultati degli studi che essa stessa commissiona. Ci auguriamo che la Commissione Ue si ricordi di questi risultati nell'ambito del negoziato sulla nuova Politica agricola».