Il decennale di una serie tv si celebra ormai come un evento. Succede con Il trono di spade e con Sky Atlantic Maratone, che da ieri al 23 aprile propone un canale (il 111) interamente dedicato alla saga ispirata al ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco dello statunitense George R. R. Martin. Del resto le serie tv sono entrate nella nostra vita, sono oggetto di conversazione, e Il trono di spade, negli ultimi dieci anni, è stata una delle più seguite, divorate e commentate, con un vero e proprio esercito di fan. Ma è anche una delle serie più complesse, con allusioni, evocazioni e metafore, che ha suscitato considerazioni politiche e geopolitiche per temi come le frontiere e i rifugiati e persino come possibile rappresentazione dell'attuale Medio Oriente. Nei 73 episodi divisi in 8 stagioni (che Sky ripropone per intero con l'aggiunta di interviste inedite realizzate per l'occasione e diversi contenuti speciali), Il trono di spade racconta un mondo cupo e letale dove tutti sono sostanzialmente malvagi e dove la morale sembra non esistere. Personaggi che vivono in una sorta di perenne medioevo divisi essenzialmente in due continenti: occidentale (Westeros) e orientale (Essos). In quello occidentale, nella città capitale chiamata Approdo del Re, si trova il conteso Trono di spade dei Sette Regni. Oltre agli umani, sono presenti esseri fantastici come i draghi, resi credibili dagli effetti speciali. Ma prima ancora delle tecniche di ripresa, delle suggestive ambientazioni, dei costumi, conta l'intreccio e il lavoro di scavo sui protagonisti attraverso una sceneggiatura di ferro con dialoghi di grande forza teatrale e un montaggio serrato. Insomma, molto spesso a coinvolgere il pubblico più che l'azione è l'indagine psicologica e lo sviluppo dei personaggi (interpretati da attori molto bravi), seguiti uno ad uno nella loro ambiguità e infelicità, sempre in lotta per il potere, che tra violenza e depravazione sembra l'unico scopo della loro vita. Anche per questo i giudizi sul Trono di spade sono sempre stati contrastanti.