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Più coesione per spingere la filiera alimentare

Andrea Zaghi domenica 17 maggio 2020
Agricoltura contro industria ed entrambe contro la distribuzione? L'interrogativo ha più di una ragione d'essere, anche di questi tempi e anche se molta strada è indubbiamente stata percorsa verso una più forte cooperazione nell'ambito dell'agroalimentare. Anzi di più, molto è stato fatto per il riconoscimento dell'importanza e del ruolo che l'agricoltura detiene nel successo di ciò che viene definito made in Italy agroalimentare che, tra l'altro, spesso ha molto più di agricolo che di industriale. Eppure, ancora pochi giorni fa il segno che non tutto sia così a posto è trapelato tra le notizie di giornata. Coldiretti, per esempio, ha fatto notare come da un lato il fatturato dell'industria alimentare italiana in marzo sia cresciuto del 3,1%, ma ha sottolineato come sia ancora necessario fare in modo che «i buoni risultati a livello industriale si trasferiscano alla produzione agricola dove per alcuni prodotti si propongono quotazioni inferiori ai costi di produzione, dal latte alla carne di maiale». Eterna questione, quella dei rapporti di forza tra le diverse componenti della filiera alimentare; rapporti che, in fin dei conti, vedono la distribuzione in testa alla classifica percentuale dei margini, seguita dall'industria e poi dall'agricoltura. Una condizione che, da anni ormai, viene resa più complessa dalle più frequenti collaborazioni, per alcuni prodotti, tra distribuzione organizzata e agricoltura, nel tentativo di "saltare" l'industria. È il caso della cosiddetta ortofrutta di quarta gamma, che dai campi passa direttamente ai banchi di vendita attraverso operazioni di selezione, pulizia e confezionamento seguite dai produttori agricoli (magari raccolti in cooperative).
L'emergenza pandemica non pare aver cambiato in meglio questo quadro. Anzi, per certi versi ha peggiorato la situazione di alcuni attori del settore. Basta pensare a quanto stanno affrontando gli agricoltori per far fronte ai lavori primaverili e alle raccolte. La stessa Coldiretti, d'altra parte, ha sottolineato come a spingere il fatturato alimentare sia stato il commercio estero con le esportazioni che a marzo sono aumentate del 13,5%, mentre a pesare negativamente in Italia è stata la chiusura di bar, ristoranti pizzerie, gelaterie e agriturismi con una perdita mensile di oltre 1,5 miliardi.
Insomma, Covid-19 – almeno in apparenza –, non pare aver spinto per ora verso intese nuove e più coesive un comparto cruciale per tutto il Paese.