La moschea dove una comunità musulmana di Venezia si riunisce per pregare viene trasformata in un salone di bellezza dalla turca Zara costretta a pagare i debiti del marito. Per risolvere il problema arriva un giovane imam afgano, ma tutti i goffi tentativi per rientrare in possesso del luogo di culto falliscono miseramente. La soluzione arriverà nella maniera più inaspettata. Il regista curdo iraniano Fariborz Kamkari (I fiori di Kirkuk), ormai romano di adozione, tenta la difficile impresa di far sorridere parlando di Islam, di integrazione, frizioni culturali, donne che danno filo da torcere a padri e mariti, imam inesperti e improbabili integralisti. Nato da una storia vera (un imam afgano trasferitosi in Australia e diventato campione nazionale di surf) il film sceglie i toni della commedia per guardare il mondo islamico da una certa distanza, raccontando i problemi di una comunità musulmana con il sorriso e la mano tesa, affermando la totale compatibilità tra religione e modernità e riflettendo sull'importanza del dialogo e su quel fanatismo frutto non di una scelta spirituale, ma della voglia di essere contro una società che ci rifiuta. (A.De. Lu)