«La siccità sta pregiudicando il tessuto economico e sociale del sud Italia» mentre il nord vive un’emergenza pressoché continua per «troppa acqua». E l’Italia, così, è ancora una volta spaccata in due dal punto di vista idrogeologico. Con tutte le conseguenze del caso fatte di insicurezza delle persone, danni economici, rallentamenti e blocchi delle attività più comuni. Senza dire dell’agricoltura che, stando ai coltivatori, torna in alcune aree «sott’acqua» e in altre «a secco».
L’instantanea forse più lucida della situazione è quella fornita dalla Anbi (l’Associazione dei consorzi di bonifica e irrigazione) che in una nota sintetizza: «Se l’attualità richiama attenzione alla nuova emergenza idrogeologica, che colpisce il nord-ovest d’Italia, nel Mezzogiorno la siccità sta mandando in pezzi società ed economia di intere aree». L’Associazione fornisce quindi alcune immagini che fanno capire tutto. In Sicilia le residue riserve idriche (meno di 181 milioni di metri cubi, cioè circa il 25% dei volumi che possono essere contenuti, ma di cui sono utilizzabili solo 55 milioni), vanno esaurendosi più rapidamente di quanto previsto, nonostante i provvedimenti, che limitano le erogazioni. «I paesaggi dell’entroterra siciliano stanno assumendo caratteristiche tipiche dell’Africa settentrionale con terreni brulli e polverosi a rimpiazzare pascoli e colture foraggere». Dall’altro capo dello Stivale, come il Nord-Ovest ed in particolare le province di Alessandria e di Savona, in 4 ore sono scesi fino a 110 millimetri di acqua che hanno ingrossato pericolosamente i fiumi. In mezzo, c’è tutto un ventaglio di disastri provocati dalla siccità oppure dalla troppa acqua. In Basilicata la più grande diga in terra d’Europa riesce a contenere solo l’11,2% circa della sua capacità. Nelle Marche in alcuni casi c’è meno acqua della media degli ultimi cinque anni. Continuano a calare le altezze idrometriche dei laghi nel Lazio. In Sardegna è gran secco. In Toscana, invece, le grandi piogge hanno fatto crescere le portate dei fiumi anche del 160%. La situazione al nord, dice Anbi, è paradossalmente a rischio per “troppa acqua”, con i livelli dei laghi che segnano percentuali di riempimento ben superiori alla media del periodo. Mentre le portate dei fiumi appenninici sono cresciute ampiamente sopra le medie mensili con la Secchia superiore di quasi il 500% alla norma. Coldiretti poi incalza: «Con le nuove perturbazioni salgono a 240 gli eventi estremi abbattutisi sull’Italia dall’inizio dell’autunno, quasi il triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». Mentre Confagricoltura aggiunge: «Allagamenti, frane, smottamenti, la frequenza di fenomeni meteorologici estremi è in crescita e in territori sempre più vasti».
Di fronte a tutto questo, le indicazioni su cosa fare sono sempre le stesse: più investimenti e un cambio radicale della cultura del consumo di acqua. È una serie di azioni a breve e lungo termine quello che serve. Da un lato, il miglioramento dell’efficienza del sistema delle reti che necessita anche di pianificazioni a lungo termine, dall’altro, rapide azioni d’emergenza rispetto alla messa in sicurezza di interi territori. In ogni caso, milioni di euro da spendere bene.
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