Pioggia, cielo che canta non cielo che piange
Ma la pioggia è bella, eccome se è bella. È benedetta e bellissima. Naturalmente vanno esclusi gli eccessi. Troppa pioggia, ossia smottamenti e alluvioni, dolore e talvolta morte. Ma anche troppo sole, che nella giusta dose fa bene a noi, alle piante, ai campi; ma in dose eccessiva può perfino uccidere. Lo stesso si dica del vento: meravigliosa la brezza leggera, assassino l'uragano.
E la pioggia? Siamo in vacanza, via dalla città. Se andiamo al lavoro, ad accompagnare i bambini a scuola, in giro per commissioni, la pioggia rallenta, inzacchera, intristisce e quindi irrita. Ma se siamo in vacanza, cambia tutto. Per cominciare, in vacanza non si deve portare l'ombrello. La pioggia si addomestica in montagna con cappello e mantella, al mare accogliendola a braccia spalancate, infradiciandoci tutti, tanto non dura e ci asciugheremo presto. Quando la pioggia gocciola sul viso, vien voglia di cantare: noi e i nostri bambini, che si abitueranno a non temere la pioggia, mai a piagnucolare, sempre a essere ottimisti: "E se ci bagneremo / poi ci asciugheremo", cantatela sul motivo che vi pare, rubato o inventato al momento. Sotto la pioggia è più divertente danzare, non a caso c'è Singing in the Rain: "Sto cantando sotto la pioggia / che sensazione gloriosa / sono di nuovo felice / rido delle nuvole / così scuro sopra / il sole è nel mio cuore" (Gene Kelly; per canticchiarla non occorre saper danzare come lui). Non risultano al momento canzoni memorabili intitolate "danzando sotto il sole" o roba simile.
La pioggia in città può essere una piccola sciagura. Ma in vacanza la possiamo finalmente toccare, assaggiare, annusare voluttuosamente. Non facciamoci sfuggire l'occasione. In montagna e in campagna il profumo della terra bagnata sale per pochi attimi e inebria, è la vita che danza nell'aria e vola via. Al mare la sabbia bagnata non scotta e consente mirabili architetture ai costruttori, castelli e piste per le biglie e, per i più che abili, sculture. La pioggia nel fiume, nel lago e nel mare è un morbido, carezzevole massaggio.
La pioggia è avventura, quando scroscia decisamente troppo forte (accade, ma non dura mai troppo) e cerchiamo un rifugio, una tettoia, un pagliaio, una pensilina dove stringersi stretti stretti e più di un amore tra adolescenti è scoccato così, bagnati e appiccicati mentre il muro d'acqua complice sussurra: abbracciala, abbraccialo, che cosa aspetti? Non posso scrosciare ancora a lungo qui, ho altre coppie che mi attendono. Non solo tra adolescenti anagrafici, comunque.
Dopo la pioggia il sole rilassato si apre un varco, non picchia mai feroce come quando è abbandonato, stressato, lassù senza nuvole a fargli compagnia. Dopo poche ore spuntano i funghi, che con i fiori sono la poesia del bosco, con gli alberi a far loro da colonna sonora. La sabbia si asciuga in fretta, l'erba di meno e può ingannare i frettolosi. La pioggia non è il cielo che piange, ma il cielo che canta. A chi sa ascoltarla, suggerisce versi per poesie, note per canzoni, trame per racconti, colori per la tavolozza, dichiarazioni d'amore, buoni propositi e piccole grandi imprese che affiorano dall'anima, salgono e si abbeverano. E lì rimangono, sorridenti.