Pierangela Rossi si è coraggiosamente cimentata nella traduzione di Charmes (Incanti), l'impervio capolavoro di Paul Valéry, comprensivo del celeberrimo poemetto Il cimitero marino (Biblioteca dei Leoni, pp. 160, euro 12). Se tradurre è sempre difficile, tradurre poesia è difficilissimo, e, se si tratta di poesia in rima, non esistono superlativi per esprimere la difficoltà. Le cimetière marin (1920) è in rima: 24 stanze di 6 decasillabi ciascuna, secondo lo schema AABCCB. Per esempio, nella prima strofa, il primo e secondo verso si baciano (colombes-tombes); il terzo verso, che termina in feux, deve aspettare il sesto per rimare con dieux, mentre il quarto e il quinto sono ancora in rima baciata (recommencée-pensée). La prima traduzione "metrica" italiana è del 1935, e vi si applicò Lionello Fiumi. Molti traduttori hanno preferito trasformare i decasillabi valériani in endecasillabi italiani, ed è un modo elegante per trarsi d'impaccio. Per esempio, Maria Borio ha tradotto su Nuovi Argomenti, nel 2014, il "Cimetière" in endecasillabi con assonanze e rime: «Un tetto calmo, invaso da colombe, / Palpita tra i pini, tra le tombe; / Giusto il Meriggio vi forma di fiamma / Il mare, il mare sempre rinnovato! / O compenso al pensiero, un prolungato/ Sguardo che mira la divina calma». Pierangela Rossi ha scelto una traduzione letterale, che è il servizio più utile nei confronti dell'originale. «Ce toit tranquille, où marchent des colombes», diventa «quel tetto tranquillo, dove camminano colombe». Ma chi sono queste colombe che "camminano" sul mare calmo come un tetto, e che secondo Borio addirittura lo "invadono"? Potrebbero essere le bianche spume sulla cresta delle piccole onde di un mare calmo; oppure vele bianche. Il dilemma è sciolto nell'ultimo verso del poema, che riprende il primo: «Ce toit tranquille où picoraient des focs!». Foc è fiocco nel vocabolario nautico, cioè "la vela prodiera di taglio"; non è il fiocco di neve che in francese è flocon e neppure il fiocco del colletto nei grembiuli di scuola (huppe). Tradurre semplicemente "fiocchi" come fanno sia Rossi, sia Borio, non spiega e non chiarisce. Comunque, meglio il letterale "camminano" di Pierangela, che non l'improbabile invasione di barche a vela ipotizzata da Borio. Valéry (1871-1945) non è un autore simpatico. Fin da giovane emanava un'aurea di ufficialità, proclamandosi continuatore di Mallarmé, defunto nel 1898. E, ancora nel 1917 la sua Jeune Parque insisteva, a tempo scaduto, col simbolismo mallarméano. Riusciva meglio nelle poesie brevi, con sollievo dei traduttori. L'accurata biografia redatta da Pierangela Rossi dà il giusto rilievo anche alla relazione di Valéry - che aveva sposato nel 1900 Jeannie Gobillard (i coniugi moriranno entrambi nel 1945) - con Catherine Pozzi, che durò per oltre sette anni dal 1920. La scrittrice Laura Bosio sta traducendo gli interessanti diari di Catherine Pozzi, della stessa famiglia da cui nascerà, nel 1912, la nostra Antonia Pozzi, poetessa suicida nel 1938.