L'Europa sta mettendo in crisi uno dei comparti d'eccellenza dell'agroindustria: quello della produzione di trattrici specializzate. Settore non di nicchia, ma certamente poco conosciuto ai più, quello della progettazione e fabbricazione di macchine specializzate (adatte a percorrere filari stretti come quelli dei vigneti e dei frutteti per esempio), conta invece qualcosa come due miliardi di euro di fatturato e 10mila addetti. Una specie di tesoretto dell'economia agroindustriale. Tutto, stando ai produttori, potrebbe essere messo in seria crisi per il cambiamento di una norma voluto da Bruxelles.Alla base del pasticcio, l'applicazione delle regole antinquinamento studiate per gli autoveicoli. Ma, spiegano i costruttori, «la normativa non tiene conto delle specificità dei trattori specializzati per i vigneti e i frutteti (i cosiddetti "trattori stretti") che hanno caratteristiche ed esigenze funzionali del tutto particolari». Questioni tecniche che hanno a che fare con i raggi di curvatura, le larghezze e altezze che, però, risultano essere determinanti per l'uso di questi mezzi. I nuovi dispositivi antinquinamento dovrebbero essere applicati su queste macchine a partire dall'1 ottobre 2017, ma per farlo, occorre riprogettare dal punto di vista motoristico le trattrici, modificarne le carrozzerie e le dimensioni. Alla fine ne verrebbero penalizzate manovrabilità e possibilità di operare tra i filari e nei frutteti. E non basta, perché il costo delle nuove macchine sarebbe talmente alto da metterle immediatamente fuori mercato (già delle dimensioni molto piccole pari a circa 20mila unità all'anno in Europa).Da tutto questo la levata di scudi di Assotrattori, l'associazione che in seno a FederUnacoma rappresenta le aziende produttrici (tra le quali marchi prestigiosi come Agritalia, Antonio Carraro, Gruppo BCS, Goldoni, Landini, McCormick ed altri) che parla di «danni irreparabili in termini economici e occupazionali» a carico di aree industriali come quelle di Milano, Padova, Reggio Emilia e Modena. Ma non basta. Il tentativo di conciliare la tutela dell'ambiente con la meccanizzazione agricola, rischierebbe, stando sempre ai costruttori, di raggiungere il risultato contrario. «Rendendo i trattori meno efficienti e più costosi – viene infatti detto –, si rallenta anziché promuovere qualsiasi processo di rinnovo del parco macchine e, quindi, qualsiasi possibilità di miglioramento in senso ambientale». Insomma, se l'unica strada da percorrere è quella che mette d'accordo l'ambiente con il progresso, questo è uno dei casi in cui occorre studiare percorsi diversi per raggiungere sempre lo stesso traguardo.