Rubriche

Perle in pagina, tra boomerang e scuse e perdoni detti e non detti

Gianni Gennari giovedì 29 dicembre 2016
Perle. Ieri (“il Giornale”, p. 11) Nino Materi ironizza: «Don Franco, da buon pastore progressista col cuore a sinistra» sa che «la strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni». I fatti: in nome del dialogo tra le religioni don Franco Corbo, parroco a Potenza – un vecchio amico: auguri! – per il Presepe della sua chiesa ha ideato due Natali separati da un “muro”, quello che oggi divide l'Occidente dall'Oriente, e con le parole del Papa ricorda a tutti il dovere del dialogo: «Costruire ponti, non muri» che impedirebbero al Bambino Gesù di raggiungere tutti gli uomini. Materi replica che Daesh e islam sono una sola cosa, e allora Don Franco chiude ricordandogli che il Daesh «semina morte» con armi anche italiane, vendute dagli occidentali. Perla: esempio di boomerang in pagina. Materi, andato per picchiare, se ne torna picchiato! Stesso giorno, stesso “Giornale”: Giordano Bruno Guerri commenta l'incontro di Obama con il primo ministro giapponese: commemorano insieme Pearl Harbor e Hiroshima, ma ognuno dei due senza «chiedere scusa alcuna». Per lui è l'occasione di ricordare che anche Adriano VI nel 1523 chiese perdono e ammise le «cose abominevolissime» di cui si erano resi responsabili i suoi «predecessori», ma fu atto «generoso quanto sfortunato», perché mancò il vero pentimento, e nei secoli successivi fu anche peggio, e persino le più recenti richieste di perdono di Giovanni Paolo II per colpe passate furono accompagnate «negli stessi anni» anche da «vera e propria repressione... provvedimenti disciplinari (ed) epurazione». Visione un po' all'ingrosso, ma gli serve per ammonire: fa bene Obama a inginocchiarsi nel luogo della prima bomba atomica Usa, ma «sono tante le guerre in corso dove sventola la bandiera a stelle e a strisce, a torto o a ragione». Mezza perla. E stavolta va anche bene così.