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Perché sempre più giovani scelgono il mestiere dei campi

Andrea Zaghi domenica 5 febbraio 2017
Un settore dinamico nonostante tutto. L'istantanea dell'agricoltura che è possibile osservare dalla "cronaca agricola" degli ultimi giorni è proprio questa: un comparto che subisce i colpi impietosi di un clima avverso e di una concorrenza spesso scorretta, ma che riesce
sempre a trovare spunti di ripresa, scatti d'orgoglio e nuove forme di crescita. Una condizione che fa bene all'intera economia, non solo perché ne tiene in piedi una parte importante e significativa, ma anche perché indica (non da sola certamente), che seppur con grandi difficoltà in Italia si può ancora fare bene.
Stando agli ultimi resi noti dalla banca dati Movimprese delle Camera di commercio (commentati da Coldiretti), pare così che nel 2016 vi sia stata una crescita da primato delle nuove attività (bel 90mila), aperte da giovani e che una buona parte di queste facciano riferimento all'agricoltura. Certo, molte hanno anche chiuso (circa 40mila), ma il saldo positivo rimane alto e di tutto rispetto. E fa pensare. Dal punto di vista territoriale il maggior numero di nuove imprese giovanili è nato nel Mezzogiorno (34.334) e quelle agricole si collocano ai primi posti della graduatoria per tipologia di attività. A conti fatti, oggi oltre l'8% delle imprese gestite da giovani sarebbe inerente l'agricoltura. Attività che naturalmente non si limitano alla semplice produzione agricola, ma che vanno ben al di là di questa. E che hanno successo. Un fatto che certamente può avere cause disparate, ma che rimane incontrovertibile.
E a spingere sulla crescita delle imprese agricole, potrebbe anche esserci l'andamento del mercato e dei costi di produzione in particolare. Secondo Ismea, per esempio, nell'anno appena trascorso, l'indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione si è attestato in media a quota 103,8
risultando in calo del 2,1% rispetto al 2015. La flessione dei costi agricoli nazionali è stata guidata dai prodotti energetici che, su base annua hanno registrato una diminuzione del 10%. La dinamica negativa ha coinvolto anche altre voci di costo, dai fertilizzanti e i fitosanitari ai mangimi e i servizi di contoterzismo. Certo, gli agricoltori hanno dovuto fare i conti pure con una diminuzione delle quotazioni di vendita di alcuni prodotti. Ma anche in questo caso, aver a che fare con costi di produzione inferiori al passato può fare del bene.
Rimangono naturalmente tutte le difficoltà con cui i campi si confrontano ogni giorno. Ad iniziare dal clima. Sempre Coldiretti ha fatto rilevare come l'ondata di maltempo di questi giorni si sia abbattuta in tutta Europa e come, quindi, i tagli alle produzioni agricole siano stati generalizzati.