Perché non serve essere Kierkegaard o Dostoevskij per tenere un diario
Ma per scrivere un diario ci vuole un metodo, uno stile. Si dovrebbe scrivere con attenzione, certo: ma anche, credo, più rapidamente possibile, salvo approfondimenti e riprese. Di grandi modelli ce ne sono. Per me, forse il massimo è il diario di Kierkegaard: lì il grande scrittore di pensiero c'è tutto e parla di sé parlando di tutto. Nello Zibaldone di Leopardi il diario è sopraffatto dalle riflessioni e dagli appunti di studio. Non ho mai apprezzato Il mestiere di vivere di Pavese. Ci sono poi i diari di lavoro e i taccuini, come quelli di Henry James, Emilio Cecchi, Brecht. Il diarismo di Virginia Woolf, di Musil, di Kafka raggiunge livelli di intensità e intelligenza difficilmente eguagliabili. I diari di Tolstoj sono piuttosto sbrigativi e deludenti. Il Diario di uno scrittore di Dostoevskij somiglia piuttosto a una rivista scritta da un solo autore, è un'opera letteraria.
A volte gli appunti, per grazia del caso, possono avvicinarsi alla poesia. Un'altra modalità è l'aforisma. I migliori vengono per caso in conversazione. Essere intelligenti senza volerlo: che c'è di meglio?