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Perché la cultura è sempre traduzione

Alfonso Berardinelli venerdì 25 ottobre 2019
Parlare di traduzione, ricordare il valore, l'utilità, le virtù dei traduttori, fa venire subito in mente che, volendo evitare un idealismo ipocrita, si dovrebbe discutere anzitutto del problema sindacale che riguarda le loro condizioni di lavoro. Stando alla testimonianza diretta di amici e conoscenti che si sono trovati nel corso della vita a fare lavori di traduzione, il trattamento economico che offrono le casi editrici a chi traduce è piuttosto scandaloso. Ho sentito dire che in altri Paesi, in particolare negli Stati Uniti, la qualità delle traduzioni è peggiore che in Italia. Forse perché i Paesi anglofoni traducono sempre meno (cosa che certo non giova all'equilibrio ecologico delle loro culture), mentre noi italiani abbiamo sempre tradotto moltissimo e non solo da lingue di culture egemoni. Resta il fatto che per quanto l'uso strumentale, pratico dell'inglese si sia enormemente diffuso dopo il 1945 e soprattutto negli ultimi vent'anni, l'inglese parlato come seconda lingua di solito non è propriamente l'inglese della Gran Bretagna e degli Stati Uniti: per pronuncia, sintassi e ristrettezza lessicale, in un certo senso è un'altra lingua. E non parlo di letteratura: anche il nostro comune italiano scritto, benché oggi più diretto, veloce e comunicativo di quello di una volta, si capisce che è scritto da persone che hanno una conoscenza assai povera e vaga della nostra letteratura. Se si loda tanto Gadda, forse è anche perché si preferisce credere che la lingua letteraria, per essere davvero letteraria, deve essere inusitata e aliena. Sulla traduzione e sui traduttori, Olga Tokarczuk ha pubblicato sull'“Espresso” del 13 ottobre una sua conferenza dove definisce i traduttori adepti più o meno consapevoli di Hermes, il dio greco dell'abilità comunicativa e del viaggiare, da cui viene il termine “ermeneuta”, cioè interprete. Tutta la cultura e in particolare la letteratura è interpretazione e traduzione, trasferimento da un sistema simbolico a un altro. Ogni autore, scrivendo, traduce, “mette in forma” comunemente accessibile qualcosa di proprio, di privato, di singolare. Ma è proprio questa lingua della singolarità più intima a rendere la letteratura così utile per la salute della lingua d'uso. Leggere letteratura antica e moderna, tradurla e ritradurla, è una difesa sia della civiltà che dell'autenticità delle esperienze individuali.