Perché l'uomo oggi impedisce il canto di bellezza della natura?
Ci vengono in aiuto le nostre spiagge dove il mare sembra chiamare a voce alta perché si venga tra le sue braccia a trovare respiro ed è certamente più immediato il soccorso a confronto di ciò che può offrire la frescura dei boschi, il vento delle montagne, la realtà dell'ombra nelle pieghe delle rocce. Ma anche qui non è più tempo delle favole di Cappuccetto rosso perché nei boschi delle nostre Alpi assieme ai cervi e ai caprioli, ai lupi naturali abitanti di questi luoghi, ora si incontrano anche i cinghiali, messi dall'uomo.
Non è più sicuro andare in solitudine a camminare tra i rovi, i vecchi alberi caduti, sentire l'umido profumo delle foglie, passare sul tappeto degli aghi di pino mentre l'odore della resina scende nelle pieghe delle cortecce d'abete. Il destino dell'uomo pare sia quello di impedire alla natura la sua strada di bellezza e con difficoltà rispettare i suoi tempi che a noi sembrano lenti, al confronto degli anni che ognuno pensa di avere a disposizione prima lasciare questa terra.
La televisione ci porta l'armonia di quegli spettacoli negli stadi dove i cantanti cercano di offrire il meglio di sé. La vista e le grida del pubblico giovane danno l'impressione che l'auto suggestione dettata dalla qualità di chi ascolta non sia capace di ragionare sul tema, ma che le mani e le grida si alzino per una necessità collettiva. Il bisogno di esporre ciò di cui tutti sembrano godere fa superare l'oppressione di essere in mezzo alla folla, al caldo, all'impossibilità di fuga.
Forse questa è quella giovinezza che abbiamo dimenticato o della quale non abbiamo saputo conservare l'impeto e la fantasia. Lo stupore, la meraviglia, il bisogno di conoscenza, il fascino della novità, il coraggio di mettersi in gioco, il desiderio del nuovo, sono cose che non vanno perdute con l'arrivo degli anni maturi perché danno sapore alla vita. Sono l'eredità positiva che ci è dato lasciare a chi prenderà il nostro posto e porterà dentro di sé forse il nostro piacere di vivere o il colore dei nostri occhi.