Occhi azzurri e capelli biondi, dicevano che il ragazzo fosse il futuro del rock italiano. E come da aspettative la sua canzone ancheggiava guardando a «cieli infiniti», dicendo di «vestiti di luce», spronando a ballare la vita, «Tu mi piaci, brilli come me…». C'era anche il disincanto del saper leggere fra le pieghe del vivere, quando quel ragazzo sorridente ammiccava «Re di denari, non si vive senza te! Dama di cuori, tu fai centro… E re di picche, quanto gusto tu ci dai…». Solo che il ragazzo non ha potuto diventarlo, il futuro del rock italiano: se n'è andato presto. E l'ha fatto dopo aver capito sin troppo bene, quanto fosse difficile per i più lasciargli passare il seguito di quell'inno: un inno che alla fine non giungeva all'alibi "sesso droga e rock'n'roll", bensì a incitamenti ben diversi. «Per una volta, mettiti a pregare! Per una volta sola, prova… Alza quegli occhi e lasciati un po' andare…». Solo così, lui cantava, si può sperare di vivere sul serio: «Rischi di non farlo mai più… Per una volta, mettiti a pregare, per una volta sola prova!». Chissà che effetto farebbe oggi, il canto di quel ragazzo: di quell'Alessandro Bono che del rock italiano, sì, era il futuro più luminoso. E forse, pure il più rivoluzionario.