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Per ricostruire la società partiamo dall’amicizia

Alfonso Berardinelli venerdì 14 giugno 2024
Gli eccessi quantitativi del turismo, che per molti paesi è una fondamentale risorsa economica, ormai costituiscono un problema. Le città d’arte italiane ne sanno qualcosa. Posso testimoniare, per quotidiana esperienza personale, che in molte zone del centro di Roma l’ambiente è diventato innaturalmente affollato di turisti in tutte le stagioni e come mai prima. Il turismo di massa, fenomeno tipico della modernità, si è progressivamente ingigantito, e anche dal punto di vista dei comportamenti lascia molti dubbi a chi lo consideri come forma di consumo culturale veloce. In termini psicologici, mentali e anche morali, già in passato l’acume di alcuni analisti del fenomeno ha fatto parlare di un modo non solo di viaggiare ma di “vivere turisticamente”, cioè con superficialità, distrazione, rapidità. Il turismo ha reso effimere e mobili tutte le esperienze culturali e tutti i contatti umani. Nei più giovani, a cominciare dalla prima adolescenza, questo “vivere turisticamente” sta diventando preoccupante per i genitori. Amicizie e amori dei figli sono sempre più spesso infatuazioni momentanee che finiscono poco dopo essere cominciate. Il turismo in senso proprio mostra quanto l’ambiente sociale possa diventare “quantitativamente” impraticabile per smisurato eccesso di frequenze e di flussi turistici. Succede non solo a Venezia, Firenze e Roma ma anche, per esempio, nelle isole Baleari (dove i residenti hanno recentemente manifestato per un maggiore controllo delle presenze turistiche). Questo può far pensare anche alle attuali trasformazioni negative della nostra socialità in generale, dai rapporti di amicizia a quelli di vicinato. Da decenni in Inghilterra si parla di un problema del vicinato in declino. Ora lo si vede anche in Italia. La vita di quartiere, con le sue caratteristiche tradizionali, è in via di sparizione da tempo. Soprattutto nelle zone del centro storico non ci si conosce e non ci si frequenta più, o solo a volte nelle prime ore del mattino. In genere “l’uomo urbano” preferisce quell’anonimato che cominciò a diffondersi e a dominare già nell’Ottocento con il flusso ininterrotto della folla nelle grandi città (ne parlano in pagine celebri Edgar A. Poe, Baudelaire e Engels), folla in cui gli altri diventano dei “nessuno”. E forse è il momento di riflettere anche su un tipo di legame personale estremamente formativo per la vita mentale, affettiva e morale, come l’amicizia. L’amore in quanto attrazione erotica può essere accecante. L’amicizia costringe invece a una più chiara visione dell’altro in quanto altro, con cui avere affinità, intimità, rispetto e razionale distacco. Gli amori che non siano anche amicizia possono più facilmente degenerare in avversione, rancore, aggressività. © riproduzione riservata