Per prendere sul serio la Quaresima serve pure lo spot in chiave comica
Nel sentire comune la Quaresima, deve aver pensato il sacerdote, si identifica con i due digiuni delle Ceneri e del Venerdì santo e l'astinenza dalle carni di ogni venerdì, anche se le comunità cristiane, e sicuramente i pellegrini di Notre-Dame de Montligeon, sanno che essa è molto altro. D'altra parte snack e dolciumi simboleggiano efficacemente "tutti" i nostri consumi superflui, anche se sappiamo che il peccato personale della gola rinvia a ben altri peccati sociali. Ecco allora che nello spot don Lesoing, seduto alla propria scrivania, mentre ammonisce che la Quaresima è «un tempo privilegiato per imparare a distaccarci da certi beni di consumo», per «riscoprire il senso di una lieta sobrietà», senza «frenesia né precipitazione», ha la bocca piena, perché frattanto si abbuffa in modo teatralmente compulsivo di cioccolata, caramelle e snack di ogni tipo, fino all'ultima battuta (all'uscita di scena): «Che buoni!». Lo scarto tra le parole e i gesti (oltretutto da parte di una figura – il prete – dalla quale ci si aspetta un di più di coerenza) e l'indubbia qualità dell'interpretazione generano un notevole effetto comico. Senza "svendere" il valore della Quaresima.