Per polemica o politeismo (e basterebbe l'amore)
L'ATEO COMPLESSO
Peter Atkins è un professore di chimica ad Oxford. L'Unità (martedì 26) anticipa la spiegazione del «perché non possiamo essere credenti», che il chimico farà a Genova domenica prossima al Festival della Scienza. Ecco un'antologia del suo modo di ragionare: «La scienza rispetta le capacità umane, mentre la religione le disprezza [...] La religione accumula complessità sulla semplicità: il suo scopo sembra essere quello di nascondere l'inconsistenza del suo approccio attraverso la confusione mentale [...] Un Dio è la definitiva "antisemplici-
tà": una complessità al di là di ogni comprensione, un'entità che già per definizione è fuori di ogni comprensione. Un Dio è sinonimo di fallimento intellettuale». Povero Galileo che, credendo in Dio, era un fallito o povero Atkins, la cui comprensione è così limitata da ignorare che Dio si identifica con una sola semplicissima parola: amore? Di chi è il fallimento intellettuale? In un suo libro ("La creazione"), Atkins ha scritto: «Il mio scopo è sostenere che l'universo può essere nato ed esistere senza l'intervento di nessuno, e che non c'è nessun bisogno di invocare l'idea di un Essere Supremo in una delle sue numerose manifestazioni». Come si vede Atkins, che si proclama ateo, è invece, almeno, un (poli)teista: il suo Dio è assai complesso, ma debole: è l'universo, è la sua scienza, la sua ragione. Che tuttavia non arrivano a comprendere neppure l'idea di Dio.
SOLIDARIETÀ?
Un titolo della prima pagina di Repubblica di mercoledì 27: «Sconosciuto dà un pugno a Capezzone. Solidarietà dai partiti». A chi dei due?