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Per lo Sport italiano il cambio vien d’estate

Mauro Berruto mercoledì 5 aprile 2023
Sport e Costituzione, dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti al settembre 2022, quando, a un passo dall’obiettivo, lo scioglimento anticipato delle Camere aveva interrotto l’iter di modifica dell’articolo 33 in termini di materia sportiva. Tutte le proposte di legge di modifica della Carta costituzionale necessitano di quattro letture (due al Senato e due alla Camera) con almeno i due terzi del consenso parlamentare altrimenti si va necessariamente a referendum confermativo. Nel corso della precedente Legislatura l’iter era arrivato all’ultima lettura alla Camera, interrompendosi proprio lì. L’avvio della nuova Legislatura, tuttavia, ha rimesso in moto il meccanismo e, dopo una prima lettura al Senato, già avvenuta nel dicembre scorso, ieri, con consenso unanime, anche la Camera dei deputati si è espressa. Entrambi i rami del Parlamento hanno dunque hanno dato il via libera per l’inserimento al termine dell’articolo 33 di un nuovo comma che recita così: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e la promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Non è ancora l’ultimo passaggio, ma partono da oggi i sessanta giorni necessari per procedere alle rispettive seconde letture al Senato e alla Camera. In sostanza, se tutto filerà liscio, entro l’estate il mondo dello sport registrerà due eventi epocali: l’ingresso in Costituzione e l’entrata in vigore, dal 1° luglio, della legge di riforma del lavoro sportivo. Il primo è un fatto tutt’altro che simbolico perché determina l’istituzione di un “diritto allo sport” che, inevitabilmente, necessiterà di politiche pubbliche che quel diritto lo promuovano, lo difendano e lo mettano a disposizione di tutte e tutti i cittadini del nostro Paese, indipendentemente dal genere, dalla provenienza geografica, dall’età, dal talento, dal grado di abilità o disabilità, dalla capacità economica di poterselo permettere. E quel diritto, inserito proprio all’articolo 33, ovvero quello che fa da ponte fra il 32 (diritto alle cure e alla salute) e il 34 (diritto all’istruzione) condurrà verso un dialogo strutturale fra lo sport, il Sistema sanitario nazionale e il mondo della scuola. L’entrata in vigore, il prossimo 1° luglio, della legge di riforma del lavoro sportivo, a valle degli ultimi doverosi correttivi a cui il Parlamento sta lavorando in modo che sia giusta e sostenibile, riconoscerà – anche in questo caso per la prima volta nella storia della Repubblica – la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo dello sport, garantendo loro tutele e diritti di base di tutti gli altri lavoratori. Un fatto di giustizia e, allo stesso tempo, di riconoscimento di una professionalità importante rispetto a quei tre valori che lo sport genera e che saranno riconosciuti dalla Carta costituzionale: il valore “educativo” (dunque riguarderà non solo i giovani e la scuola, ma le famiglie, le organizzazione, i mass media, i progetti terapeutici in ambito socio-sanitario e anche gli aspetti ri-educativi che competono agli istituti penitenziari) il valore “sociale”, rendendo istituzionale lo strumento dello sport come agente di inclusione e relazione e, infine, quel “benessere psicofisico” che ha a che fare tanto con l’aspetto della salute quanto della costruzione della personalità e dell’affermazione del sé. Dopo tre anni di mostruose difficoltà (prima la pandemia, poi il caro energia) che lo hanno messo in ginocchio, il movimento sportivo italiano è di fronte ad un’estate che segnerà il suo più grande cambio di paradigma da quando esiste la Repubblica. I grandi cambiamenti qualche volta spaventano, ma sono necessari per segnare una discontinuità, costruire un modello nuovo e fare un passo verso il futuro. Il futuro dello sport italiano è quello di diventare una priorità nelle politiche pubbliche del Paese che dovranno essere capaci di offrire un sostegno strutturale. In sostanza il destino è di avere una bussola per muoversi verso quella meravigliosa costellazione che si chiama “cultura del movimento”. © riproduzione riservata