Un comparto con un giro d’affari miliardario, fiore all’occhiello dell’agroalimentare nazionale, ma con più di un problema ad iniziare dai consumi interni per arrivare alle tensioni internazionali. È l’ortofrutta italiana che al Macfrut 2024 ha appena mostrato il meglio senza però dimenticare la complessità che deve affrontare.
Già, i consumi. Nel Paese della frutta e della verdura migliori, il mercato interno regredisce per molti prodotti mentre per altri segna decisamente il passo. Stando ad una serie di dati di Ismea, nel 2023 si è verificata una battuta d’arresto con alcuni prodotti in netto calo come gli agrumi (-7%) e le patate (-4%). Coldiretti, basandosi su altri dati (Cso Italy) ha invece stimato che se nel 2019 le famiglie italiane avevano acquistato 240 chili di prodotti ortofrutticoli, nel 2023 sono arrivate poco oltre i 200. Da qui, tra l’altro, la necessità di tornare ad una educazione alimentare che tenga più conto della frutta e verdura e magari meno delle merendine e delle patatine.
L’ortofrutta italiana, tuttavia, deve fare i conti anche con le tensioni internazionali (dal Mar Rosso a quelle generate da due guerre di fatto alle porte di casa), così come deve affrontare in modo serio il clima che cambia e i costi di produzione che salgono; senza dire della logistica e dei trasporti. È per tutto questo che la parola d’ordine è ormai una sola: innovazione. Sotto varie forme, dalla meccanizzazione all’intelligenza artificiale passando per la ricerca di nuove varietà di frutta e verdura. Strade che costano in termini di tempo e di soldi. Eppure quella dell’innovazione pare essere l’unica strategia possibile, come sottolinea Cia-Agricoltori Italiani, per uscire da «una situazione estremamente complessa a causa degli eventi climatici estremi, che hanno a dura prova la tenuta dei sistemi produttivi e della diffusione di fitopatie sempre più difficili da contrastare». Innovazione che può significare anche, comune invece ricorda Confagricoltura, individuare «nuovi modelli produttivi partendo dalla comune consapevolezza delle problematiche attuali, con l’obiettivo di condividere strategie di breve e lungo periodo». Una prospettiva in cui il ruolo della cooperazione potrebbe essere ancora più ampio.
Eppure, nonostante le molte difficoltà, l’ortofrutta nazionale semina ricchezza. Ancora rifacendosi ad alcune analisi Ismea, è necessario ricordare che il settore ha chiuso il 2023 con una produzione di 24 milioni di tonnellate, 1,3 milioni di ettari coltivati da circa 300mila aziende per un fatturato “agricolo” pari a 16 miliardi e “industriale” di altri 10. Bene anche le esportazioni che, per il fresco, sarebbero cresciute lo scorso anno del 10% arrivando quasi a 5,8 miliardi.
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