Piscina, allenamento, pranzo, piscina, letto. Nuota, dorme, non sogna. Non ha tempo Michael Phelps. Non ha pause. Tuffo, bracciate, virata, bracciate. Come un criceto in gabbia. Alza lo sguardo solo per guardare il tabellone. E vedere il suo nome otto volte primo. Pechino è la sua bacheca, il 2008 l'anno di grazia, i Giochi che lo squalo si spolpa senza lasciare agli altri nemmeno un ossicino. Phelps ha 23 anni quando per la storia diventa il più grande di tutti: 8 medaglie d'oro in un'unica edizione delle Olimpiadi non le ha mai vinte nessuno. Mark Spitz a Monaco '72 si è fermato a 7, ma è un confronto assurdo. Spitz nuotò i 200 stile libero in 1'52''78, Phelps impiega quasi 10 secondi in meno, che in piscina bastano per leggere un libro. A che prezzo? Niente college, dicono che studiare non serve se la tesi di laurea sei tu. La fidanzata? «Non ne ho bisogno», spiega. I soldi? Cinque milioni di dollari l'anno: gli sponsor lo braccano. Gira uno spot alle Hawaii dove sfida un delfino: indovinate chi vince.
Un metro e 89 di altezza, quasi due di apertura di braccia, il 48,5 di piede. Si è fatto togliere i denti del giudizio: nella sua tabella non è previsto un dolore diverso dalla fatica. Quattro giorni di allenamenti doppi, 20 km in acqua prima che sia sera, sempre. Sveglia alle 6, a letto prima delle 10. Da quando ha 11 anni. Un bravo ragazzo. Normale, quello no. Parla poco, non ha granché da dire. Non è stato programmato per questo. Alla fine della carriera avrà migliorato 39 record del mondo. «La cosa peggiore che può capitarmi? Una settimana senza videogames». Dentro forse c'è lui. Prigioniero dei Giochi.