Per i formaggi aiuti formato Ue
In altri termini, la parola d'ordine dettata dagli eurodeputati è una sola: riequilibrio del mercato. Certo, è ancora presto per valutare se il Parlamento Ue sia riuscito ad arrivare in tempo per mettere mano alla crisi del comparto, ma una cosa è già chiara: i produttori agricoli europei sono giunti al limite della sopportazione. Basta pensare che mentre Strasburgo approvava l'ammasso, in Belgio venivano gettate per i campi tre milioni di tonnellate di latte fresco.
Le decisioni europee, se verranno accolte anche dal Consiglio Ue previsto in ottobre, dovrebbero fare bene all'Italia in cui latte e formaggi rappresentano un
importante. Il settore, infatti, se si contano solamente i 35 formaggi italiani a denominazione di origine (Dop), vale 3,9 miliardi di euro al consumo, con esportazioni per circa 705 milioni di euro, quasi il 20% del fatturato realizzato in Italia. Il sostegno all'ammasso, tuttavia, potrebbe non bastare visto che i formaggi dello Stivale sono minacciati anche da una forte concorrenza che, spesso, gioca in maniera sleale. A farlo notare è stata, sempre in questi giorni, la Coldiretti che ha puntato il dito sulla . È un vecchio ma non risolto problema che si concretizza in enormi difficoltà di mercati per i nostri migliori prodotti; soprattutto in alcuni dei più ricchi mercati come quelli dell'Australia, della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti dove appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano è soddisfatto con le importazioni di formaggi Made in Italy.
La trasparenza invocata dal Parlamento Ue, quindi, se da un lato può passare per la strada degli accordi più chiari e limpidi lungo la catena di produzione e distribuzione, dall'altro deve obbligatoriamente essere perseguita con regole più severe dal punto di vista dell'informazione al consumo.