L'acqua oltre che la terra. L'agricoltura - non solo quella italiana -, deve sempre di più fare i conti con la disponibilità di risorse idriche. E non si tratta solo di una questione temporanea, di qualcosa che presto potrà essere "risolta" (magari con piogge abbondanti). È, invece, l'effetto di quel cambiamento climatico (tropicalizzazione per quanto concerne i nostri ambienti), che per troppo tempo è stato trascurato. Anche di questo si è parlato nella tre giorni del G20 agricolo di Firenze. Non solo quindi erosione della disponibilità di terre agricole, e non solo l'ottovolante dei mercati delle materie prime, così come tutti i nodi della distribuzione degli alimenti. Ad attirare l'attenzione dei grandi della Terra deve esserci anche la gestione dell'acqua. Partendo da quanto puntualizzato dall'Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e della acque irrigue (ANBI) che, nell'ambito del "Water in agriculture: a better use for a better world", organizzato dall'Accademia dei Georgofili, ha precisato quanto i tecnici sanno molto bene: «Il primo risparmio idrico in agricoltura è l'efficientamento della rete idraulica». Usare l'acqua con saggezza, dunque. Questione da affrontare (e risolvere) con decisione ma non facile. «Sul futuro delle risorse idriche – dice ANBI riferendosi al nostro Paese – serve una strategia complessa, incentrata anche sulla realizzazione di nuovi invasi multifunzionali per la raccolta delle acque di pioggia, perché non si può dimenticare che l'Italia ha finora ricevuto ben 4 infrazioni comunitarie per la qualità delle acque reflue». Perché occorre fare attenzione. Non si tratta solo di usare bene l'acqua che arriva dal cielo, ma anche quella "già usata" e che deve essere gestita in modo tale da essere ancora utile. La sfida, dicono ancora i tecnici, è quella di individuare elementi determinanti per incrementare la resilienza dei territori e, per questo, è importante - «pur nel disinteresse della politica» come è stato fatto notare da ANBI -, il tema del riuso delle acque reflue, che devono però garantire assoluta salubrità e qualità a tutela dell'eccellenza agricola italiana e della salute delle comunità. Vivere civile, quindi, unito alla tutela dell'ambiente e allo sviluppo dell'economia.