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Per gli agriturismi presenze in calo

Andrea Zaghi domenica 11 agosto 2024
A rilento. È questa la sintesi dell’attività agrituristica nell’estate 2024, almeno per ora. A cogliere segnali di rallentamento in uno dei comparti più dinamici – fino ad oggi – del variegato mondo dell’agroalimentare nazionale è stata nei giorni scorsi Agriturist. Questa, è stato spiegato in una nota, è l’estate in cui si «registra un calo di presenze negli agriturismi. Le richieste vanno a rilento, sono soprattutto per soggiorni brevi e le prenotazioni last-minute rendono difficile fare previsioni». In altri termini, nessuna corsa all’ultimo letto libero e nemmeno la fila fuori dalle aziende agricole che offrono lauti pasti a prezzi accessibili. L’associazione delle imprese agricole che offrono ospitalità e che aderisce a Confagricoltura ha precisato: «Giugno e luglio hanno rilevato una discreta presenza di turisti, ma anche una diminuzione della durata dei soggiorni e un certo calo in quasi tutte le regioni. Oltre il 55% delle strutture registra una minore affluenza rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, mentre solo il 20% conferma gli stessi dati delle scorse annate». Certo, alcune regioni registrano comunque un buon livello di presenze. Basta pensare a Puglia, Toscana e Calabria, seguite da Sicilia, Piemonte, Lazio e Liguria. Forte è anche la presenza degli stranieri (gli italiani sono circa il 48%), in arrivo da Germania, Svizzera, Inghilterra, Polonia, Bielorussia, Austria, Francia e Olanda; ma anche da Israele, Stati Uniti, Canada e Australia. Ma quindi cosa sta cambiando? Stando ad Agriturist vengono registrati una diminuzione delle presenze e soggiorni brevi, a discapito di permanenze più lunghe e con prenotazioni sempre più sotto data, ma cambia anche la tipologia di clientela: se prima c’erano più famiglie con bambini, adesso i principali ospiti sono le coppie. Dietro tutto questo è, probabilmente, anche una sofferenza economica diffusa che costringe a scelte più drastiche ed esclude anche da queste mete le famiglie. Non si tratta certo di un tracollo per l’agriturismo nazionale che, a detta degli stessi operatori del settore, rimane uno dei più concorrenziali e soprattutto un elemento di competitività non solo per le imprese agricole ma anche per i territori che le ospitano. I segnali che il mercato restituisce, tuttavia, devono essere colti con grande attenzione. «Le nostre aziende agrituristiche, capaci di valorizzare la cultura e le tradizioni dei territori, stanno investendo sempre più per migliorare ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi offerti», ha precisato a questo proposito Augusto Congionti presidente dell’associazione che ha riconosciuto: «Ci aspettano sfide importanti e nuove modalità di fruizione che devono essere valorizzate». Servono investimenti. Che il gioco valga lo sforzo lo si capisce subito: il comparto conta più di 25mila imprese, per l’84% in aree collinari e montane. Oltre il 60% dei Comuni italiani ne ospita almeno una. Quasi la metà offre almeno tre servizi e più di una su tre è condotta da una donna. © riproduzione riservata