Abbandonare i vestiti sulla sabbia e infilarsi dentro le onde che sono ancora timide, quando il mare luccica e il sole fa appena chiaro. Lasciarsi asciugare un po' dal vento, e tornare a casa con la camicia bagnata e la sabbia nelle scarpe. Scegliere di preparare la colazione a chi vuoi bene, senza far rumore, perché la mattina è ancora lunga e il silenzio intorno è una musica da ascoltare. Riscoprire un romanzo di Calvino, uno qualunque, che tanto non sbagli mai. Provare la libertà di pranzare quando hai fame, o qualcosa che sembra fame, e non quando te lo dice l'orologio. E poi camminare per il gusto di farlo, senza un posto preciso dove andare, perché certi giorni il posto sei tu. Fermarsi a memorizzare un tramonto, uguale a quello di un giorno prima, ma che ieri avevi guardato distrattamente perché ti eri dimenticato che tutti abbiamo diritto a una dose minima di meraviglia quotidiana. Infine chiudere il giorno con due amici, quelli belli, che ti trovi bene sempre, e che basta un biliardino e una tisana per fare serata, più e meglio di una festa di gala. Ecco, non so bene cosa sia la serenità. Se c'entri l'estate, oppure no. E nemmeno se questa cosa che ti prende dopo un giorno così sia una sensazione che si avvicini alla felicità. Ma mi basta e avanza per sorridere. E dire grazie.