PER CAPIRE
In realtà "al limite" oggi passa quasi tutto quello che conta. Si deve stare lì, al confine, per capire quello che sta capitando. Ci sono i limiti che non sappiamo più darci, sedotti da un onnipotentismo adolescenziale: un nuovo diritto per ogni desiderio. E il limite invalicabile che imponiamo all'altro, nella guerra fredda e solitaria dei diritti individuali. La mia libertà finisce lì, anziché cominciare proprio dove ti incontro.
I limes, i muri e le frontiere fittizie - tra le nazioni, tra le etnie, e dentro di noi, tra il corpo e l'anima - che tagliano dove non può esserci taglio, e dividono dove si dovrebbe stare insieme.
Il limite di un modello di sviluppo che chiede la definizione di nuovi dispositivi e di una nuova coscienza "conviviale", come la chiamerebbe quel geniale pensatore che fu Ivan Illich.
Alexander Langer fu attento lettore di Illich e non fece altro che traversare limiti e confini, su e giù, instancabile «viaggiatore leggero».
Trasportando, come scrive nella sua bella "Lettera a San Cristoforo" «il bambino sulle tue spalle da una parte all'altra del fiume. E si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia».
È li, al limite, che si deve stazionare.